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Una cosa però è certa: in quel fazzoletto di terra si concentrano molti degli
interessi dei due maggiori poli imperialistiche che a pagare
il conto più salato saranno le popolazioni civili
A distanza di due mesi dall’inizio del conflitto tra Israele e Hamas la situazione è a dir poco drammatica. Gaza è un vero e proprio cimitero a cielo aperto. Riuscire a stabilire delle cifre certe è difficile, soprattutto perché gli stessi organi di informazione cercano di tirare acqua al proprio mulino di riferimento. ANSA riporta i dati rilasciati dal ministero della sanità di Hamas: dall’inizio dell’invasione di Israele sarebbero oltre 20 mila le persone uccise e 50 mila i feriti.¹ Euro–Med Monitor ha precisato che 24 mila bambini, ad oggi, sono orfani di almeno un genitore, e che tra le decine di migliaia di morti causati dalle bombe israeliane più di 9 mila sono proprio bambini. Moltissime infrastrutture sono state distrutte, un dato esemplificativo al riguardo: su 36 ospedali solo 11 sono parzialmente funzionanti.² La violenza oramai non conosce limiti e mentre si ammazza e si distrugge c’è chi già progetta il futuro.
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Immaginate un mondo al contrario, un mondo nel quale chi commette atrocità e crimini di guerra è a piede libero, e chi, invece, quelle atrocità e quei crimini li denuncia è rinchiuso in un carcere di massima sicurezza come se il criminale fosse lui stesso. Ebbene, questo mondo al contrario è, in verità, lo stesso mondo borghese-capitalistico in cui noi tutti viviamo, o “sopravviviamo”, il mondo nel quale gli assassini del video Collateral Murder¹ sono a piede libero, e chi quel video l’ha reso noto è privato della sua libertà da circa un decennio e ora rischia fino a 175 anni di carcere se verrà estradato negli Stati Uniti. Questo è il caso di Julian Assange.
Per evitare che il pianeta diventi "il grande cimitero dell’umanità"
non basta abbattere la dittatura del dollaro,
occorre farla finita con il capitalismo
"Quando un paese dotato di un esercito potente
e grandi riserve di oro cominciava a dedicarsi
alla costruzione di imperi di facili fortune
con cui alimentare il proprio benessere domestico,
esso segnava inevitabilmente l’inizio
del proprio declino" (Ron Paul - Sen. Usa )¹
È ancora presto per capire se il vertice dei paesi Brics ( Brasile, Russia, Cina e Sudafrica) che si è tenuto a Johannesburg dal 22 al 24 agosto scorso passerà alla storia come la data simbolo della fine del cosiddetto secolo americano, ma non c’è dubbio che sia destinato ad imprimere un forte accelerazione al declino dell’impero a stelle e strisce. I Brics, infatti, si prefiggono di incoraggiare l’uso: «...delle valute nazionali nel commercio internazionale e nelle transazioni finanziarie tra i Brics e con i loro partner commerciali»² in sostituzione del dollaro, cioè del pilastro portante di tutta l’impalcatura dell’impero americano; tanto più che dal primo gennaio 2024 entreranno a farvi parte anche l’Arabia Saudita, l’Egitto, l’Etiopia, l’Iran e probabilmente anche l’Argentina.³
La decadenza del capitalismo col suo strascico di crisi economiche, sociali, guerre, induce la borghesia del cosiddetto mondo libero occidentale, sino a oggi dominante sul piano economico-finanziario e nella narrazione ideologica, a mettere le mani avanti per conservare il proprio primato messo sempre più in discussione dall’emergere di nuovi attori nello scenario internazionale. A tale scopo viene favorita una martellante propaganda democraticista come mai si era visto precedentemente. La lotta tra i predoni imperialisti si ammanta della falsa coscienza borghese: l’occidente democratico contro l’oriente autocratico, il bene contro il male. In realtà si tratta a occidente come a oriente di lotta di classe della classe possidente contro la classe subalterna e di preservare la sottomissione dei salariati al capitale.
Un vecchio adagio d’oltralpe recita: «il denaro fa la guerra», ma ai fini di una sua completezza formale e sostanziale dovremmo aggiungere: «e la guerra fa il denaro».
Il motivo per cui abbiamo emendato l’adagio francese ci viene imposto dalla critica dell’economia politica. Guerra e denaro sono un binomio indissolubile: se la crisi di valorizzazione del capitale è strutturale e dunque permanente, permanenti saranno le guerre¹. Come direbbe Aristotele: Tertium non datur.
Per decenni gli USA sono riusciti ad imporre al mercato il dollaro quale moneta di riferimento principale per gli scambi internazionali, con questo sistema di signoraggio monetario la borghesia americana dopo aver abbandonato il Gold-standard è riuscita a beneficiare di enormi quote di plusvalore proveniente da tutto il mondo. Ci è riuscita soprattutto con la creazione dei petrodollari. Indicizzare i barili di petrolio con la propria moneta ha permesso agli USA di influire sulla determinazione dei prezzi su scala internazionale in base ai propri interessi.