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La natura della crisi ambientale è tutta dentro al capitalismo

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Creato: 03 Aprile 2025 Ultima modifica: 13 Maggio 2025
Scritto da Antonio Noviello Visite: 725

È quello che noi leggiamo dalla quasi irreversibile crisi climatico-ambientale.

Abstract: lo sfruttamento delle risorse naturali e l’inquinamento della natura stessa galoppano senza sosta verso scenari danteschi. Le guerre permanenti per le risorse energetiche, le conseguenze dell’attuale guerra in Ucraina, la logica sempre più avvitata su sé stessa di un capitalismo oramai fuori controllo, generano incessantemente guasti e, con lo scorrere del tempo, risulta più difficile porvi rimedio.

 

ambient cris1Di che parliamo

Mentre molti esperti si affannano – chissà, forse per il caldo sempre più intenso! – a preoccuparsi dei cambiamenti climatici, nel mondo proseguono imperterrite: guerre in territori pieni di centrali nucleari, estrazioni di petrolio utilizzando ogni tipo di tecnica invasiva, iperproduzioni di plastica, immissione di scarti chimici in falde, fiumi e mari, cementificazioni, estrazioni di metalli da tutti i luoghi possibili, utilizzo di carbone a dosi sempre più massicce, ecc. Insomma, il Capitale viaggia e non si ferma certo per qualche grado in più nell’atmosfera.

Se ci riferiamo all’attuale guerra in Ucraina, il rischio nucleare è più che concreto e lo si evince direttamente dagli eventi bellici in atto oramai da più di tre anni. In Ucraina si stanno avendo, oltre alle morti tra la popolazione civile o la sua emigrazione, dei danni irreversibili al patrimonio boschivo e naturale in generale. Il Donbass è la parte dell’Ucraina più ricca di industrie, ma anche di giacimenti dei preziosi metalli per sistemi elettronici d’avanguardia, in particolare del Litio. La fascia di terra che va dalla Bielorussia a nord, fino al mare d’Azov a sud, è ricca di questo minerale, il cui sfruttamento prevede, come ovunque nel mondo, un grosso impatto sull’ambiente. Molti problemi, del resto, si stanno evincendo dall’improvviso abbandono di miniere di carbone, o di stoccaggio di rifiuti tossici prodotti dalle industrie chimiche del paese¹. Senza contare poi il numero sproporzionato di bombe o missili lanciati sul territorio e rimasti inesplosi, oppure le vaste aree disseminate di mine antiuomo o anticarro. Occorreranno anni e chissà a quale costo umano sminare e riportare il tutto a una parvenza accettabile.

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La guerra di Israele contro i palestinesi al tempo del decadente imperialismo americano

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Creato: 29 Marzo 2025 Ultima modifica: 29 Marzo 2025
Scritto da Carmelo Germanà Visite: 363

Col solito atteggiamento criminale il governo israeliano ha rotto la tregua del 19 gennaio e ripreso a bombardare la popolazione palestinese causando centinaia di morti. Naturalmente i media e la propaganda atlantista, come sempre, hanno tiepidamente evidenziato le responsabilità di Netanyahu e del suo padrino statunitense, per dare risalto alle accuse rivolte contro Hamas. Trump e tutte le amministrazioni americane prima di lui hanno sempre difeso incondizionatamente Tel Aviv, una pedina fondamentale in Medio Oriente, da foraggiare con dollari e armi per i propri fini. A maggior ragione oggi, visti i tempi difficili per l’imperialismo americano in declino.

Dalla fondazione dello Stato di Israele nel 1948 fino a prima dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 il conflitto ha prodotto 35.000 vittime palestinesi. Il 7 ottobre dopo pochissimo tempo dall’inizio del genocidio messo in atto dal governo israeliano, perpetrato sotto gli occhi di tutti e con la complicità delle cosiddette democrazie occidentali, le cose sono andate ancora peggio rispetto all’esodo forzato del 1948: “Dopo un mese e mezzo dal suo inizio questo conflitto è già la più mortale e distruttiva delle pur numerose tragedie della storia del popolo palestinese. Con 14.854 morti a Gaza al 22 novembre, cui vanno aggiunti più di 200 morti in Cisgiordania nello stesso periodo, si supera la soglia dei 15.000 morti, da confrontare con i 13.000 stimati per l’intera Nakba, la «Catastrofe» del 1948. Anche il fatto che almeno il 40 per cento delle vittime di Gaza siano bambini non ha precedenti. E l’esodo di 1,7 milioni di civili all’interno della Striscia di Gaza supera di gran lunga le maree umane della Nakba e dei suoi circa 750.000 profughi.”¹

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Contraddizioni del modo di produzione capitalistico ossia i capitali contro il capitale

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Creato: 17 Marzo 2025 Ultima modifica: 13 Maggio 2025
Scritto da Redazione Visite: 744

Introduzione a cura della Redazione

Scegliamo di ripubblicare il testo de I capitali contro il capitale, articolo di G. Paolucci apparso su Prometeo n.9 del 1995, a distanza di 30 anni poiché, già dal titolo, si avverte la necessità di ri-approdare ad una concettualizzazione del modo di produzione capitalistico a partire delle sue più radicali contraddizioni: “in realtà il capitalismo è sempre uguale a se stesso e non sta facendo altro che riorganizzarsi in chiave di auto conservazione secondo le linee di sviluppo dettate dalla legge della caduta tendenziale del saggio medio del profitto”. Vecchio e nuovo allo stesso tempo; continuità della legge generale e novità “delle influenze antagonistiche, che contrastano o neutralizzano l’azione della legge generale”.

La novità tecnologica, quale propulsore di produttività della forza-lavoro, funziona da antagonista finché riesce ad allargare anche la base produttiva ma nel momento in cui agisce perlopiù come alterazione, a favore della quota costante, della composizione organica del Capitale, con una base produttiva allargata, conferma la legge generale aggravandone ulteriormente le crisi che ne derivano.

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Guerra in Ucraina. L’America di Trump e la Russia di Putin trattano per dividersi il bottino escludendo i paesi europei

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Creato: 10 Marzo 2025 Ultima modifica: 10 Marzo 2025
Scritto da Lorenzo Procopio Visite: 484

Mentre parlano di volere la pace in Ucraina, il capitalismo prepara il terreno a nuove guerre di ben altra portata.

 

Siamo nel quarto anno della sanguinosa guerra imperialista in Ucraina, che ha prodotto milioni di sfollati fuori dai confini nazionali per sfuggire alla furia del conflitto, centinaia di migliaia di morti e feriti e che ha di fatto trasformato il paese in un cumulo di macerie. Secondo gli ultimi dati forniti da varie organizzazioni internazionali la popolazione ucraina si è ridotta in questi anni di conflitto di oltre 10 milioni di persone, scappate nei paesi occidentali limitrofi per sottrarsi alla violenza di una guerra che, come tutte le guerre degli ultimi due secoli, è una guerra che trae le proprie origini dalle profonde contraddizioni in cui si dimena il capitalismo a livello mondiale. Vi è un unico responsabile nel conflitto ucraino ed è il capitalismo che pur di imporre la legge del profitto scatena guerre sull’intero pianeta ed impone a miliardi di proletari condizioni di vita e di lavoro sempre più disumane. Come abbiamo scritto nel nostro quaderno “Alle radici della guerra in Ucraina” il conflitto iniziato il 24 febbraio 2022 è soltanto un capitolo della guerra imperialista permanente che ormai da decenni imperversa ai quattro angoli del mondo¹.

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Le minacce di Trump: prova di forza o di grande fragilità?

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Creato: 05 Marzo 2025 Ultima modifica: 05 Marzo 2025
Scritto da Giorgio Paolucci Visite: 815

É certo, però, che nulla sarà più come prima. Dietro l’angolo

si annuncia una fase di grande instabilità

politica economica e finanziaria

 

Entrambi i presidenti degli Usa, l’uscente Biden nel suo ultimo discorso e Trump in quello di insediamento alla Casa Bianca, hanno descritto lo stato dell’economia statunitense come il migliore dei mondi possibili. Trump ha addirittura previsto per l’America una nuova “età dell’oro”. Intanto sbraita contro tutti e tutto e come il lupo della favola di Esopo che, standosene a monte, imputa all’agnello che beve a valle di insudiciare l’acqua del torrente a cui anch’egli si abbevera, accusa il resto del mondo di arricchirsi a spese dell’America esportandovi i suoi surplus commerciali, quando in realtà è il contrario: è l’America che, potendo pagare le sue importazioni con dollari che di fatto si configurano come delle “cambiali senza scadenza”, ne trae il maggior vantaggio.

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  1. Elezioni Usa: ha vinto Trump promettendo dazi a più non posso e guerra agli immigrati
  2. Sulla guerra permanente e le sue cause
  3. L’ultima frontiera del capitalismo è la guerra permanente
  4. Le leggi di bilancio, anche quella del governo Meloni lo conferma: le scrivono i governi ma a dettarle è la fabbrica della finanza&Co

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