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Publié le 15 Novembre 2020 par Pantopolis (traduction française)
C’en est assez du capitalisme! Ouvrons le chemin vers un autre monde, une autre humanité.
Hôpitaux prêts à s’effondrer, lieux publics, usines et bureaux fermés, visages couverts de masques, milliards de personnes enfermées dans des maisons, cercueils empilés en attendant une sépulture. « Nous sommes en guerre », nous répète-t-on à tout bout de champ : guerre sanitaire, économico-financière, politique et sociale. Une guerre sans précédent car non provoquée par les hommes mais par la nature contre l’humanité tout entière. Pour certains, ce serait une sorte de vengeance exercée contre l’immense volonté de puissance de l’homme qui l’incite à s’en prétendre le possesseur comme s’il s’agissait d’une simple chose inanimée et non du cœur battant de la vie et dont il est lui-même le fils et une partie intégrante. Donc, un accident, une sorte de météorite géante tombée du ciel, aussi inattendue qu’imprévisible.
Altro che Covid-19, questa crisi epocale è stata determinata dalle contraddizioni operanti nel modo di produzione capitalistico. E’ il capitale il vero ed unico virus che occorre combattere ed il vaccino lo si trova nella lotta di classe per il comunismo.
Una lettura superficiale della crisi che si è aperta nei primi mesi del 2020 nell’ambito del sistema capitalistico su scala mondiale, porta molti osservatori, anche in quella variegata area che si richiama al marxismo rivoluzionario, ad interpretarla come la conseguenza dello scoppio della pandemia che ha colpito il pianeta a causa della diffusione del Covid-19. Come se per il capitalismo globalizzato, prima della diffusione del coronavirus, le cose andassero bene, e soltanto in seguito alla diffusione della pandemia si sarebbero inceppati, in maniera così grave e devastante, i processi d’accumulazione su scala mondiale.
1807: la Fenomenologia dello Spirito era appena stata data alle stampe quando Hegel compose il saggio Chi pensa astrattamente?. Un testo, per quanto breve e agile, la cui lettura può ancora essere ricca di sollecitazioni per la teoria critico-rivoluzionaria dell’emancipazione umana.
«Molti temi qui si intrecciano: la difficoltà nella costituzione del soggetto concreto alla luce di quel movimento di pensiero capace di negare e conservare i singoli giudizi astratti, l’impossibilità di offrire spiegazioni al vasto pubblico che non contemplassero un tono ironico e uno stile comico, il tramonto del valore della metafisica agli occhi della gente comune, l’avvento della società borghese come regno dell’utile che evita il pensiero astratto»[1].
Nel breve saggio, Hegel, con un tono ironico che mette elegantemente alla berlina la buona società dell’epoca, nota come ormai si scappi semplicemente ad ascoltare termini come “astratto”, “pensare”, “metafisica”. Ma il filosofo non ha intenzione di spiegare questi termini al “bel mondo”, il vero problema non è relativo alla loro scarsa conoscenza. Altro è il suo intento.
Al centro della riflessione che Hegel affida a queste caustiche pagine, ci sono l’intelletto e la ragione, che nella Fenomenologia trovano un’ampia trattazione.
Presentation of the special edition
English translation from A Free Retriever’s Digest
This special issue of the review is dedicated to the crisis that has affected the capitalist system on a global scale[1].
The title ‘The crisis is not viral but capitalist’ expresses the thesis we support in the eight articles of this issue: it is an epochal crisis that finds its origin in the contradictions of the capitalist mode of production.
The pandemic has only exasperated and anticipated the explosion of this crisis, to the extent that in the months preceding the spread of the corona-virus there were clear signs that the world economy was rapidly marching towards a recession of historic significance.
The first article in this issue ‘The corona-virus and the communists today’ analyzes the role of the revolutionary vanguard in the new context that opened with this epochal crisis, and “wants to be an integral part of a wider confrontation, firm on the foundations of the new materialism, capable of looking at both present and future with a renewed and sharpened look.”[2].
L’enorme esplosione che ha distrutto il porto di Beriut e causato centinaia di vittime è soltanto uno degli ultimi episodi della guerra imperialistica permanente. Una guerra alimentata dalle contraddizioni del modo di produzione capitalistiche, che ha di fatto hanno trasformato il paese dei cedri in un teatro di morte.
L’Ainfijar, l’esplosione
Il 4 Agosto 2020 rimarrà impresso nella memoria del popolo libanese come il giorno della «Ainfijar!», l’esplosione. L’esplosione che ha coinvolto un deposito dove erano stipate 2750 tonnellate di nitrato di ammonio sequestrate nel 2014. La deflagrazione è enorme, devasta Beirut con una forza paragonata ad un decimo della prima bomba atomica, qualcuno arriva a definire questo evento la “Ground Zero libanese”.