Abbiamo 16 visitatori e nessun utente online
Quella in corso non è soltanto una delle tante crisi economiche e sanitarie conosciute dall’umanità ma segna il punto di non ritorno dell’intera società capitalistica.
Inizialmente è stata presentata come una delle solite influenze stagionali, solo un po’ più contagiosa e, tutto sommato, poco letale. Ormai però è chiaro a tutti che le cose non stanno così: questo Coronavirus, dicono quasi all’unisono i virologi che lo stanno studiando, è qualcosa di mai visto prima. Ma si tratterebbe, in ogni caso, di una variante di Coronavirus passato dal mondo animale – nello specifico, da un pipistrello – a quello umano secondo un processo del tutto naturale, come può esserlo l’alternarsi delle stagioni o il tempo che fa.
dalla rivista D-M-D' N°14
Tentativo e sconfitta di un partito mondiale della rivoluzione comunista
Un secolo fa nasceva, dopo il fallimento della Seconda Internazionale e il completo tradimento della socialdemocrazia, l’Internazionale Comunista (IC). Quella della Terza internazionale è una vicenda centrale della storia dei moderni lavoratori salariati. È il tentativo di fondare il Partito internazionale col quale dirigere la rivoluzione e instaurare su scala mondiale la dittatura del proletariato, avviando così il superamento del modo di produzione capitalistico e del dominio borghese in direzione di una superiore società comunista.
La fondazione dell’Internazionale comunista rappresenta un contributo di straordinaria importanza, con lezioni, anche nelle criticità, ancora oggi preziose. La controrivoluzione che prevalse negli anni Venti, schiacciando il proletariato che nel 1917 era stato vittorioso in Russia, e i proletari in ogni Paese, portò alla sconfitta della stessa Terza Internazionale. Prima perduta alla causa socialista, poi sciolta dai suoi stessi sicari stalinisti.
Per favorire una rinnovata riflessione sui problemi di questo tentativo, proponiamo ai nostri lettori, in particolare ai compagni più giovani, una selezione di documenti essenziali per conoscere i contenuti politici dell’esperienza della IC.
dalla rivista D-M-D' N°14
Abstract: le contraddizioni del capitalismo sono giunte a un punto tale che sembrano amplificare il divario tra la dittatura della borghesia e la possibilità del proletariato di divenire protagonista della sua storia.
Attraverso alcuni racconti di vita reale, di lavoro giornaliero fatto di soprusi, di sfruttamento massivo, di contratti non rispettati, di precariato, di instabilità totale, si cerca di osservare – da dentro – come la classe lavoratrice (che si tratti di operai di fabbrica, di addetti alle pulizie e servizi o di informatici altamente specializzati, …) sia scivolata in un baratro con poche attenuanti, se non la rivoluzione. L’unica possibilità, quella della rivoluzione, necessaria per invertire il destino di una umanità votata altrimenti al collasso economico, sociale, ambientale, umano.
Capitolo primo
Quello che si è lo decide il contratto.
Protagonista della storia: Maria Giovanna. Età: 40 anni. Lavoro: si occupa di pulizie tramite una cooperativa. Carattere: forte, determinata, in grado di comprendere al primo sguardo le persone. Breve descrizione: Maria Giovanna lavora per una cooperativa di pulizie. Non è il suo primo e unico lavoro. Ha fatto di tutto nella vita, compreso laurearsi in Psicologia. Sono anni duri, soprattutto per chi si occupa di servizi: le condizioni generali di lavoro sono peggiorate. I contratti sono sempre al ribasso, continue sono le richieste di lavoro non pagato, nessun accordo viene rispettato dai piccoli datori di lavoro. Gli appalti si vincono al massimo ribasso, il che significa lavorare per poche e malpagate ore settimanali. La concorrenza per assicurarsi quel traballante posto, nonostante tutto, è spietata. |
Dalla rivista D-M-D' N°14
Il movimento dei “gilet gialli” è un segnale forte del disagio sociale che colpisce anche le aree avanzate del capitalismo. A subirne le conseguenze è in primo luogo il proletariato, soprattutto il nuovo proletariato giovanile, in parte frammentato e precarizzato dalle ristrutturazioni dell’apparato produttivo e dalla nuova divisione internazionale del lavoro. Analogamente, la dinamica di crisi del sistema, scompagina buona parte dei ceti medi, i quali reagiscono al precipitare della loro condizione verso il basso. Il processo di proletarizzazione della società ripropone la relazione tra queste due componenti della formazione sociale borghese portatori potenzialmente di aspirazioni e progetti storicamente contrapposti.
Dalla rivista D-M-D' N°14
Il superamento del lavoro (Die Aufhebung der Arbeit) è un tema centrale per ripensare la trasformazione radicale dell’attività umana in una società comunista. Questo contributo si propone di rimetterlo oggi a tema, nella consapevolezza che possa rappresentare un asse fondamentale attorno cui approfondire la riflessione sulla dialettica tra necessità e libertà, sulle modalità di relazione uomo-natura e sulle stesse forme di razionalità dominanti.
… die kommunistische Revolution sich gegen
die bisherige Art der Tätigkeit richtet, die Arbeit beseitigt...
… la rivoluzione comunista si rivolge
contro il modo dell’attività che si è avuto finora, sopprime il lavoro…
(K. Marx, F. Engels)
Lavoro: dalla dannazione al superamento
Quando si prospetta l’effettivo statuto della «libertà» nel comunismo, il tema del lavoro è necessariamente centrale, per l’importanza che assume nella vita degli individui e della società umana.
Il lavoro è una forma determinata dell’attività umana in generale, e delle forme di attività produttive in particolare.
Dalle sue origini è connesso alla mancanza e alla sofferente attività necessaria per porvi rimedio.
Lavoro, in greco (πόνος, pònos), rimanda sia a penuria che a pena. Operaius, in latino, è uomo di pena. Lavoro è sempre sofferenza[1]. «Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra»: così Yahweh ammonisce l’Adam nel mito di Genesi (Gn 3:19).