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D-M-D’ è la formula generale del capitale di Marx. Denuncia che la società capitalistica è fondata sullo sfruttamento della forza-lavoro e nel contempo svela che il fine del capitalista non è la produzione di beni e servizi per soddisfare i bisogni di chi li produce, ma D’, ossia l’accrescimento del capitale monetario investito nella produzione. Infatti, dal punto di vista del capitalista l’energia lavorativa (forza-lavoro) erogata dai lavoratori non si differenzia da quella di una qualsiasi macchina e il lavoratore intanto è preferito alla macchina in quanto il suo prezzo (salario) è competitivo con quello di quest’ultima e quando non lo è, la macchina può sostituirlo come una vecchia inutile cianfrusaglia. Non conta il lavoratore come uomo ma solo, e in quanto, si fa cosa fra le altre cose.
La borghesia che si vanta di aver abolito ogni forma di schiavitù, di fatto l’ha semplicemente sostituita con quella più moderna del lavoro salariato. Quindi, la formula D-M-D’ dice ai lavoratori e a tutti coloro che non possiedono altro che la loro forza-lavoro, che non vi è alcuna possibilità di porre fine a questa schiavitù finché permane il modo di produzione capitalistico.
A proposito del suo capolavoro I Miserabili, Victor Hugo scriveva : "Finché esisterà, per effetto delle leggi e dei costumi, una dannazione sociale che crea artificialmente, in piena civiltà, degli inferni e complica con una fatalità umana il destino che è divino; finché i tre problemi del secolo, la degradazione dell'uomo per il proletariato, la decadenza della donna per la fame e l'atrofia del fanciullo per l'oscurità, non saranno risolti; finché, in certe regioni, l'asfissia sociale sarà permessa; in altre parole e da un punto di vista ancora più ampio, finché sussisteranno l'ignoranza e la miseria, i libri sul tipo di questo non saranno inutili".
A maggior ragione finché esisterà la dannazione del modo di produzione capitalistico, i comunisti dovranno fare ogni sforzo perché questa formula, che mostra il re in tutta la sua oscena nudità, non cada nell’oblio. Per parte nostra, abbiamo voluto farne il titolo della nostra rivista, per esplicitarla il più possibile affinché possa affermarsi come elemento formativo di una coscienza rivoluzionaria sempre più diffusa.