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Si dice che con il trascorrere del tempo anche gli eventi più dolorosi lentamente svaniscono fino a perdersi nell’oblio. Gianfranco ci ha lasciati da più di tre mesi, eppure siamo ancora qui a dolerci per la sua assenza incapaci di accettare in qualche modo l’irrimediabilità del suo addio: è troppo grande il vuoto che ha lasciato. Ci manca terribilmente il compagno e l’amico di sempre.
Eravamo poco più che adolescenti quando scoprimmo di avere in comune gli stessi interessi e le stesse letture: il Manifesto dei comunisti, L’Ideologia tedesca, Il Capitale di Marx ed Engels, Stato e Rivoluzione di Lenin e così via fino ad approdare di lì a qualche anno alla Sinistra comunista Internazionalista e alla militanza in Battaglia Comunista e poi nell’Istituto Onorato Damen.
Tutto sempre in totale condivisione. Ed è questa la ragione per cui chi scrive non può procedere a una valutazione critica del suo contributo teorico e politico alla causa del comunismo: sarebbe come giudicare se stessi. Possiamo dire, invece, che era un uomo di cultura vasta e profonda, mai fine a se stessa ma sempre finalizzata a una sempre migliore puntualizzazione dei dati inerenti alla condizione del proletariato nella prospettiva della rivoluzione comunista; peraltro i suoi scritti ne sono la migliore testimonianza.
Sempre insieme e, benché per un lungo tratto la vita ci avesse portato in posti diversi, sempre in costante contatto. Ora in soccorso l’uno dell’altro quando la vita ci regalava qualcuna delle sue sberle; ora a condividere anche la più piccola gioia.
E sì, Gianfranco sapeva amare la vita e la rispettava come pochi. Dietro quella sua aria da burbero benefico si celava un animo straordinariamente gentile, di quella gentilezza da cui traspare tutta la saggezza di chi sa cosa significhi dover strappare la vita con la paglia e i denti ma sempre sorridendole perché ammirati per la sua incredibile bellezza.
Mai, e per nessun motivo, avrebbe reciso un fiore di campo o trascurato i suoi amatissimi gatti o, ancor più, i compagni e gli amici più cari e tutte le persone a lui più prossime. No, quel suo sorriso non cadrà nell’oblio: lo serberemo nei nostri cuori come la migliore lezione di vita che egli abbia potuto donarci. Grazie Gianfranco, grazie davvero!
La nostra associazione nasce e lavora per esprimere un contributo politico, teorico e organizzativo alla prospettiva del Partito comunista mondiale.
Partito che, alla luce della storia del movimento proletario e in coerenza con la visione del marxismo rivoluzionario, riteniamo indispensabile al fine della rivoluzione e della dittatura del proletariato. Indispensabile per la possibilità stessa, quindi, di un futuro comunista per l’umanità, nel quale sfruttamento, dominio, oppressione, guerre, divisione del lavoro, alienazione, siano finalmente archiviati come caratteri di un barbaro passato.
Consideriamo per questa prospettiva fondamentale la continuità tra generazioni rivoluzionarie.
«Il capitalismo è il racket legittimo organizzato dalla classe dominante»
La definizione, come si potrebbe pensare, non è di K. Marx, ma di uno che di racket se ne intendeva: Al Capone[1]. E l’imperialismo -aggiungiamo noi – è la sua espressione più compiuta. La prova più evidente che sia effettivamente così è data dall’infuriare della guerra ormai in ogni un angolo del pianeta, tanto più se ricco di qualche materia prima o perché situato in una posizione di importanza geostrategica come è il caso del Medioriente.
All’alba del 14 novembre 2019 ci ha lasciati dopo una vita vissuta sin dalla prima giovinezza in piena coerenza con gli ideali del comunismo e del marxismo rivoluzionario.
Ci mancherà, eccome se ci mancherà! Ci mancherà la sua vivida intelligenza, la sua cultura vasta e profonda e, soprattutto, quella sua capacità di accogliere sempre sorridente la vita anche quando essa mostrava il suo volto più arcigno.
Addio Gianfranco! E che la terra ti sia lieve.
In attesa di dedicargli un ricordo adeguato alla sua storia di militante rivoluzionario pubblichiamo l’ultimo suo scritto apparso sul numero 14 della rivista DMD’.
un cambio imposto dal riacutizzarsi della crisi e della guerra imperialista
Non era mai accaduto nella storia parlamentare italiana che un governo in carica fosse sfiduciato da una componente della sua stessa maggioranza e solo un paio di giorni dopo averne ottenuto la fiducia sull’approvazione di un suo decreto, il decreto sicurezza bis da essa stessa proposto. Un comportamento rimasto ancora oggi inspiegabile per la gran parte dei commentatori e analisti politici.
Per molti di loro sarebbero stati gli esiti di tutte le più recenti tornate elettorali nonché di tutti i sondaggi ultra-favorevoli alla Lega, ad aver convinto il suo segretario Salvini, a forzare la mano nella speranza di poter ottenere, vincendo nuove elezioni, “i pieni poteri”.