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Il profitto prevale sulla salute della collettività e lo speculatore sul medico onesto, questa è la legge del capitale
Prima ancora che una sola delle agenzie preposte alla validazione dell’efficacia e la sicurezza dei farmaci si pronunciasse, e senza aver reso noto un solo dato relativo alla sperimentazione sugli uomini, le maggiori case farmaceutiche impegnate nella messa a punto di un vaccino anti Covid–19 già dai primi giorni dello scorso mese di novembre; una dietro l’altra hanno annunciato di averne messo a punto uno proprio, attribuendo ognuna al proprio un’efficacia sempre maggiore di quello della concorrenza.
Una corsa al rilancio al limite del ridicolo, tanto che il microbiologo belga Emmanuel André su Twitter, mentre l’asticella saliva sempre più, ha così sarcasticamente commentato: «Comprendo le motivazioni finanziarie che spingono le aziende farmaceutiche a diramare comunicati stampa in cui dicono di essere le migliori. Ma siamo seri: se continueranno con queste escalation giornaliere, arriveremo al 140% di efficacia prima che venga pubblicato il primo studio peer-reviewed».[1]
Ancora più netto ed esplicito di lui è stato il professore ordinario di Microbiologia dell’Università di Padova Andrea Crisanti, affermando che non era prudente ritenere efficace e sicuro un vaccino basandosi solo sugli annunci della case produttrici. Non l’avesse mai detto! Dalla sera alla mattina, da scienziato serio e competente, quale era ritenuto fino a quel momento per il protocollo messo a punto per la gestione della prima ondata dell’epidemia in Veneto, si è ritrovato esposto al pubblico ludibrio come colui che, seminando sfiducia sull’efficacia e la sicurezza del vaccino, rendeva vani gli sforzi compiuti delle case farmaceutiche nella lotta contro il Coronavirus, al pari di un qualsiasi No vax. Ed è tuttora sulla graticola mediatica, nonostante abbia in più circostanze precisato: «Ho detto che vorrei essere sicuro che questo vaccino sia stato opportunamente testato e che soddisfi tutti i criteri di sicurezza ed efficacia perché gran parte di questa ricerca è fatta con quattrini pubblici e io i dati non li ho visti. Se non li conosco, non mi vaccino. Non mi sembra di chiedere una cosa assurda, vorrei trasparenza e visione dei dati, vorrei capire come è fatto quel campione e se ci sono sbilanciamenti».[2] Insomma, normale prudenza, come si suole dire, da buon padre di famiglia.
Prudenza, peraltro, più che giustificata visti gli stratosferici rimbalzi dei corsi delle azioni delle case farmaceutiche in questione ,e delle plusvalenze multimilionarie realizzate dai loro amministratori, vendendo le azioni delle medesime in loro possesso. «Documenti ufficiali alla mano - ci informa Vittorio Malagutti su L’Espresso n. 49, 29 Novembre 2020 - si scopre che molti manager al vertice di gruppi impegnati nella ricerca sui vaccini sono passati alla cassa a tempo di record […]. Stephane Bancel, amministratore delegato di Moderna, si è liberato di un pacchetto di titoli della sua azienda incassando 1,7 milioni di dollari […]. Nelle tre settimane precedenti, il manager francese […] aveva già liquidato azioni per oltre 5 milioni di dollari. Sulla sua scia si è mosso anche Stephen Hoge, il responsabile delle attività di ricerca del gruppo. Al suo attivo, rivelano i registri della Sec, ci sono vendite di titoli Moderna per circa 3 milioni di dollari nel solo mese di novembre […]. Albert Bourla, l’amministratore delegato dell’americana Pfizer [che] tra stipendio e bonus vari l’anno scorso ha guadagnato quasi 18 milioni di dollari […], il 9 novembre, mentre la sua azienda annunciava i brillanti risultati della sperimentazione sul vaccino, ha convertito in moneta sonante il prevedibile clamore che la notizia ha suscitato tra gli investitori di tutto il mondo. Bourla si è liberato di un pacchetto di 132 mila azioni della società che dirige, quasi i due terzi di quelle che possedeva, e ha incassato 5,5 milioni di dollari […].Un’altra dirigente del gruppo, Sally Susman, ha approfittato del rialzo vendendo titoli per un valore di 1,8 milioni dollari [...]. Il capo della divisione medica, Tal Zaks […] tra ottobre e novembre ha azzerato il suo portafoglio di titoli Moderna cedendo azioni per un totale di oltre quattro milioni di dollari».
Ora: «Chiunque – recita per esempio l’articolo 501 del Codice civile italiano - al fine di turbare il mercato interno dei valori o delle merci, pubblica o altrimenti divulga notizie false, esagerate o tendenziose o adopera altri artifizi atti a cagionare un aumento o una diminuzione del prezzo delle merci, ovvero dei valori ammessi nelle liste di borsa o negoziabili nel pubblico mercato, è punito con la reclusione fino a tre anni e con la multa da euro 516 a 25.822. Se l'aumento o la diminuzione del prezzo delle merci o dei valori si verifica, le pene sono aumentate».
In altre parole, i signori in questione sono di fatto rei confessi del reato di aggiotaggio, ma, benché questo reato sia riconosciuto come tale sia negli Stati Uniti sia nella Ue, nessuno di loro è stato inquisito, ma neanche solo censurato. Hanno potuto tranquillamente continuare i loro traffici, stipulando con i governi di mezzo mondo contratti di vendita dei loro vaccini sulla sola base dei loro annunci, a prezzi e a condizioni estremamente vantaggiosi.
Pare, infatti, che i contratti - rigorosamente secretati – prevedano:
Punto, questo, che di fatto ammette che il professore Crisanti aveva ragione da vendere. Ma tant’è: il professore rimane sulla graticola e le case farmaceutiche e i loro amministratori salgono sugli altari come novelli Mecenate.
Per il professore è un’assurdità, eppure, a ben vedere, dal punto di vista capitalistico, è quanto di più razionale si possa immaginare. Infatti, nell’ambito dei rapporti di produzione vigenti, il vaccino, in quanto farmaco, costituisce solo il presupposto per la sua mercificazione, in vista della sua vendita contro una somma di denaro comprensiva del capitale anticipato per produrlo e di un profitto il maggiore possibile.
Il malato, di conseguenza, conta non come tale, ma solo in quanto denaro.
Insomma, è Il possesso o meno del denaro che lo qualifica come un essere umano meritevole di cura o un banale scarto biologico. E se è il denaro che qualifica gli individui, come potrebbe non essere degno della massima stima chi ha fatto della sua accumulazione la sua unica ragion di vita?
Viene in mente il commento di Marx del famoso passo di Mefistofele nel Faust di Goethe[3]. Egli scrive: «[…] Tanto grande è il potere del denaro, tanto grande è il mio potere. Le caratteristiche del denaro sono le mie stesse caratteristiche e le mie forze essenziali, cioè sono le caratteristiche e le forze essenziali del suo possessore. Ciò che io sono e posso, non è quindi affatto determinato dalla mia individualità. Io sono brutto, ma posso comprarmi la più bella tra le donne. E quindi io non sono brutto, perché l’effetto della bruttezza è annullata dal denaro [ … ]. Io, considerato come individuo […] sono un uomo malvagio, disonesto, senza scrupoli, stupido; ma il denaro è onorato e quindi anche il suo possessore. Il denaro è il bene supremo, e quindi anche il suo possessore è buono; il denaro, inoltre, mi toglie la pena di essere disonesto; e quindi si presume che io sia onesto. Io sono uno stupido, ma il denaro è la vera intelligenza di tutte le cose; e allora come potrebbe essere stupido chi lo possiede? […] E se il denaro è il vincolo che mi unisce alla vita umana, che unisce a me la società che mi collega con la natura e gli uomini, non è il denaro forse il vincolo di tutti i vincoli? Non può esso sciogliere e stringere ogni vincolo? E quindi non è forse anche il dissolvitore universale? Esso è tanto la vera moneta spicciola quanto la forza galvano-chimica della società.»[4] E se questa è, come direbbe Pasolini, la religione del nostro tempo perché stupirsi se gli sciacalli, ossia i suoi sacerdoti, vengono santificati e i comuni mortali ridotti a far da cavia come topi di laboratorio? Ecco, una ragione in più per essere sempre più coerentemente atei e comunisti.
[1] Marc Botenga, Discriminati da un vaccino, in Left, n. 48, 27.11.2020.
[2] Non è l’Arena, La7, trasmissione del 29 novembre 2020.
[3] «Eh, diavolo! Certamente mani e piedi, testa e sedere sono tuoi! Ma tutto che io mi posso godere allegramente, non è forse mio? Se posso pagarmi sei stalloni, le loro forze non sono mie? Io ci corro su, e sono perfettamente a mio agio come se io avessi ventiquattro gambe» (J. W. Goethe, Faust, Studio II - Il contratto).
[4] K. Marx, I manoscritti economico-filosofici del 1844, Einaudi Editore, pp. 153-154. I corsivi sono di Marx.