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Che la democrazia statunitense sia diversa dalle più antiche europee è nella comune concettualizzazione. Bisogna però intendersi sulla diversità, la quale non è già divergenza ma solo presenza di particolarità. La disputa tra fazioni, alle fondamenta della democrazia borghese, e la formazione di un’opinione pubblica, nonostante traspaia come un concorso delle idee di tutti ma funzioni ancora come formazione delle idee della classe dominante, in terra nordamericana assume forme diverse ma non trasforma il significato di dominio politico ed ideologico sulle classi subalterne.
La barbarie non ha ancora raschiato il fondo
Nihil sub sole novum[1]. Nulla di nuovo sotto il sole del capitalismo nella sua versione italica; non che le cose stiano diversamente altrove, ovunque «la terra interamente illuminata splende all’insegna di trionfale sventura[2]»: lo sfacelo imperialistico che sta gettando nella miseria sociale ed esistenziale miliardi di persone in tutto il mondo.
Venendo alle questioni nostrane, per la precisione al decreto lavoro del governo Meloni,tornano alla mente le parole di Tancredi Falconeri ne il Gattopardo: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. E a cambiare a quanto pare saranno le forme welfaristiche e di politiche attive sul lavoro sempre più ridotte al lumicino. Via il reddito di cittadinanza la cui abolizione è stata uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale dell’attuale esecutivo, al suo posto subentrano due misure: la prima è rivolta ai non occupabili, si chiamerà “Assegno di inclusione”
«Da gennaio arriva l’Assegno di inclusione, di cui potranno beneficiare i nuclei con disabili, minori, over 60. L’importo è fino a 6mila euro all’anno, 500 al mese, più un contributo affitto (per le locazioni regolari) di 3.360 euro l’anno, 280 al mese. Se il nucleo è costituito da tutte persone almeno 67enni o disabili gravi l’importo mensile è di 630 euro più 150 euro di contributo d’affitto. La misura è erogata per 18 mesi. Poi dopo un mese di stop è rinnovata per periodi ulteriori di 12 mesi[3].»
Ché quer covo d’assassini
che c’insaguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quattrini
che prepara le risorse
pe’ li ladri de le borse
(Trilussa)[1]
È trascorso ormai più di un anno da quando è scoppiata la guerra fra la Russia e l’Ucraina e tutto lascia presagire che sia destinata a durare ancora per molto tempo.
La pace, per quanto tutti la invochino, in realtà non la vuole e non può permettersela nessuno.
Innanzitutto gli Stati Uniti. Per loro era particolarmente importante impedire che si consolidasse una area economico-finanziaria da consentire ai suoi membri di poter fare a meno dell’impiego del dollaro come valuta di riserva internazionale e mezzo di pagamento per regolare il loro interscambio commerciale. Vale a dire, da un punto di vista geopolitico: di impedire che l’asse Berlino (Ue)/Mosca/Pechino si consolidasse fino a divenire irreversibile. Cosa che sarebbe accaduta qualora fosse entrato in esercizio il North stream 2.
Più cresce il numero dei politici coinvolti nell’affaire Quatargate, più l’indignazione e lo sconcerto tracimano come un fiume in piena nella cronaca politica di tutti i mezzi di informazione.
Normalmente, faccende del genere vengono liquidate con la solita storiella della mela marcia in un paniere di mele sane, oppure trincerandosi sulla “presunzione di innocenza” fino a quando una sentenza definitiva non sancirà la colpevolezza degli accusati, sapendo che con molte probabilità, fra le lungaggini della magistratura e qualche prescrizione, le probabilità che ciò accada sono scarsissime.
Questa volta non è stato possibile liquidare così la faccenda. Alcuni indiziati sono stati colti letteralmente con le mani nel sacco e poi perché sin dalle prime indagini è emerso un intreccio di interessi tale da escludere che si trattasse di un episodio occasionale e non invece di una attività corruttiva sistemica volta a orientare, in cambio di mazzette milionarie, le decisioni politiche ed economiche del parlamento europeo a favore del famigerato Qatar e di altri paesi mediorientali. Maggior scalpore è derivato, poi, dal fatto che a esserne maggiormente coinvolti siano risultati per la gran parte politici o ex politici provenienti o appartenenti alla cosiddetta “sinistra” come l’ex sindacalista ed ex eurodeputato del Pd e di Articolo 1, Pier Antonio Panzeri; l’ex presidente dei sindacati europei Luca Visentini; l’eurodeputata e vicepresidente del parlamento europeo – ora rimossa- la socialista greca Eva Kaili con annessi i loro portaborse, spie e faccendieri vari. Come se queste forze politiche non siano uno dei baluardi più efficienti del modo di produzione capitalistico e la corruzione un prodotto del suo stesso sviluppo: Scriveva già nel 1847 K. Marx:
Provate ad immaginare di svegliarvi tutti i santi giorni per andare a lavorare 10/12 ore, magari facendo due o più lavori differenti, per poi tornare a casa e trovare il frigo vuoto. Forse non dovete immaginarlo, magari anche voi state vivendo una situazione simile. Del resto, numeri alla mano, stiamo parlando della vita di milioni di persone; uomini e donne, giovani e meno giovani, che tutti i santi giorni devono capire come fare per mettere insieme il pranzo con la cena, trovare la soluzione per pagare le bollette sempre più care. Una spirale infernale in cui sono gettate le esistenze di un numero sempre più significativo di proletari. Un numero destinato a crescere in futuro. E mentre la politica borghese si divide sulla querelle reddito di cittadinanza sì- reddito no; la realtà dei fatti avanza, ostinata:
« La caduta dovuta al Covid- scrive Roberto Rotunno del Fatto quotidiano -è stata violenta, ma anche ora che il mercato del lavoro italiano si è rialzato, la camminata resta zoppicante, incerta. In due parole: precaria e povera. I posti di lavoro creati sono deboli, come gli stipendi. Il rapporto annuale Inapp… fotografa quanto è successo nel 2021, racconta di come la stragrande maggioranza dei contratti attivati lo scorso anno sia a tempo determinato o comunque part time. Ancor più che in passato, la ripartenza si sta basando su quelli che definiremmo “lavoretti” o, servendoci di un termine più tecnico, impieghi “non standard»[1].