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Con o senza green pass, ciò che veramente conta per il capitale è spremere profitto da ogni cosa ed essere vivente a esclusivo vantaggio della borghesia.
La pandemia, aggravando ulteriormente la crisi in cui versa già da qualche decennio il modo di produzione capitalistico, ne ha messo a nudo tutte le sue contraddizioni e il suo essere ormai in conflitto inconciliabile non solo con il proletariato e in generale con la stragrande maggioranza della classe lavoratrice, ma con la vita stessa degli uomini e del pianeta. Non c’è ormai un solo istante della vita che non sia sottoposto a quella autentica dittatura che subordina ogni attività umana alla realizzazione del profitto; tutto deve essere profittevole e quando non lo è, è considerato uno scarto al pari di un rifiuto ingombrante. Il virus imperversava e mieteva vittime, come e più che in una guerra, e la parola d’ordine della classe dominante era sminuirne la gravità pur di non interrompere o solo rallentare il processo di estrazione del plusvalore. I governi hanno decretato la sospensione di alcune attività produttive (In Italia, per esempio, non è stata sospesa neppure la produzione delle armi destinate all’esportazione) soltanto quando è divenuto concreto il rischio che la pandemia, dilagando ulteriormente, avrebbe potuto provocare la totale paralisi di ogni attività e quindi anche del processo di accumulazione del capitale (DmD’).[1]
La dittatura del profitto
La stessa ricerca di un vaccino che potesse almeno rallentare la diffusione del virus, ha preso il via solo quando gli Stati l’hanno abbondantemente finanziata e a condizioni tali da assicurare all’industria farmaceutica profitti stratosferici. [2] L’assistenza sanitaria pubblica è ben presto andata in tilt perché nei decenni passati, in obbedienza alla dittatura del profitto, la salute è stata scientemente mercificata e privatizzata a tutto discapito dell’assistenza pubblica e in particolare della medicina di base e dell’assistenza di prossimità. E così, venendo meno quest’ultima, ben presto i reparti di Pronto Soccorso, le Rianimazioni e quelli di Malattie infettive sono andati letteralmente in tilt e molti contagiati sono morti in attesa di un ricovero e in alcuni casi prima ancora di essere visitati.
A fronte di una tale pervasività della dittatura del profitto, si può ben comprendere che il dubbio che i vaccini non siano poi tanto sicuri ed efficaci – come invece sostiene il sistema dell’informazione ufficiale- serpeggi in ampi strati della popolazione. E sarebbe quindi sacrosanto lottare per liberare il sistema sanitario - dalla ricerca alla cura - dalla dittatura del profitto affinché il suo fine sia unicamente il benessere e la tutela della collettività e non l’ulteriore arricchimento di un pugno di miliardari.
Purtroppo, non è così. A parte i No Vax per principio che costituiscono una galassia a sé più o meno come i terrapiattisti e di alcune palesi strumentalizzazioni politiche[3], in tanti protestano non per contestare la dittatura del profitto bensì l’obbligo del cosiddetto green pass per accedere in determinati luoghi pubblici e/o al posto di lavoro in quanto ritenuto un diabolico strumento di controllo sociale o una limitazione al diritto individuale di decidere, sempre e comunque della propria salute (libertà di cura).[4] E così, mentre si discute e ci si azzuffa pro o contro un diritto del tutto formale, cade nel dimenticatoio quello che questa pandemia ha ampiamente dimostrato e cioè che, dato il modo di produzione capitalistico, la mercificazione in funzione del profitto di ogni attività e funzione umana, a cominciare dal lavoro e dalla tutela della salute collettiva, prevale su qualsiasi altra istanza della vita degli uomini. Con o senza green pass, ciò che veramente conta per il capitale è spremere profitto da ogni cosa ed essere vivente, a esclusivo vantaggio della borghesia che ne detiene il possesso e lo controlla.
Il dito e la luna
Accade così, come recita un vecchio proverbio cinese che: mentre il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito. Dove, in questo caso, il saggio sta per la realtà così come è emersa dalla stessa pandemia, la luna per la dittatura del profitto e lo stolto sta sia per i nemici che per i difensori ad oltranza del green pass, ossia il dito. E così, giusto per fare un esempio, il governo Draghi marcia del tutto indisturbato in direzione di un’ulteriore privatizzazione dei servizi pubblici e, nello specifico della sanità, addirittura: “agevola l’accesso all’accreditamento delle strutture sanitarie private e introduce criteri dinamici per la verifica periodica delle strutture private convenzionate».[5] E nella stessa direzione va anche la manovra di bilancio. Infatti, destina alle imprese, sotto varie forme (riduzione delle imposte a suo carico, contributi a fondo perduto ecc.), la fetta maggiore dei fondi del Pnrr mentre, fra l’altro, allungando l’età pensionabile – come richiesto dalla Confindustria- trasforma tutto il tempo di vita dei lavoratori in tempo del e per il capitale: «Ne viene quindi come conseguenza – direbbe il giovane Marx – che l’uomo (l’operaio) si sente libero soltanto nelle sue funzioni animali, come il mangiare, il bere, il procreare ... e invece si sente nulla più che una bestia nelle sue funzioni umane. Ciò che è animale diventa umano e ciò che è umano diventa animale.»[6] Urla a squarciagola contro e pro il green pass e silenzio totale su questa riduzione a puro oggetto della vita della gran parte dell’umanità.
Il dominio della falsa ideologia borghese
Solo stoltezza? Certo la stoltezza – come direbbe Ferraris- è una cosa seria e non manca nell’agire umano. Ma qui si coglie anche, se non soprattutto, un altro dato e cioè che dopo il crollo del capitalismo di stato russo, abilmente spacciato per il crollo del “comunismo”, nella coscienza collettiva si è profondamente radicata l’idea che il modo di produzione capitalista non è un modo di produzione storicamente determinato, ma sia «eterno» e quindi impossibile, se non addirittura impensabile, una qualsiasi alternativa ad esso, tanto più il suo superamento. Per cui come osservava già Mark Fisher nel suo saggio del 2009 Realismo capitalista: «È più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo».
Da qui una lezione di strettissima attualità: nulla potrà arrestare la corsa verso la catastrofe totale cui tende il modo di produzione capitalistico senza un autentico partito comunista che, forte della critica del marxismo rivoluzionario, conduca una lotta a tutto campo e senza cedimenti contro questa falsa ideologia e indirizzi il crescente malessere sociale nella prospettiva della rivoluzione comunista.
[1] Vedi: cfr. G. Paolucci - Il ritorno del covid: questo lockdown non s’ha da fare! - http://www.istitutoonoratodamen.it/joomla34/index.php/politicasocieta/546-ritorno-cov19 e
Si scrive vaccino ma si legge merce. E s’ha da fare a ogni costo! - http://www.istitutoonoratodamen.it/joomla34/index.php/politicasocieta/549-vaccino
[3] Dà da pensare, per esempio, l’inneggiare alla “libertà di scelta” fa parte della peggiore feccia nazifascista mentre ostenta il Meinkampf di Hitler.
[4] Probabilmente dimenticando che già da tempo il cosiddetto Capitalismo della sorveglianza, tramite In Internet e l’uso sempre più diffuso dello smartphone controlla ogni attimo della vita, anche la più intima, della stragrande maggioranza della popolazione mondiale per trarne una enorme quantità di informazioni che trasformate in dati diventano una fonte inestimabile di profitti. Al riguardo cfr. A. Noviello – Il capitalismo della sorveglianza - http://www.istitutoonoratodamen.it/joomla34/index.php/recensioni/565-il-capitalismo-della-sorveglianza
[5] Cit. tratta da R. Romano – Ddl concorrenza – Così Draghi avvia la privatizzazione dei servizi pubblici – il Manifesto del 7.11.2021.
[6] K. Marx – I manoscritti economico-filosofici del 1844- Ed. Einaudi- pag. 75.