Asturias interview
Categoria: Americhe
Creato: 01 Marzo 2015
Ultima modifica: 03 Ottobre 2016
Scritto da Istituto Onorato Damen
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[ES]
SULLE VIOLENTE PROTESTE SEGUITE ALL'UCCISIONE IL 9 AGOSTO DELL'ANNO SCORSO DEL 18ENNE NERO MICHAEL BROWN DA PARTE DI UN GIOVANE POLIZIOTTO BIANCO... E OLTRE. (L'intervista è tradotta dallo spagnolo, a cura di PonSinMor)
Domanda: Immagino che tu avessi previsto di iniziare con gli avvenimenti recenti, sulla scia degli assassinii di Ferguson, di New York... con l'oppressione poliziesca, in definitiva, non è vero?
Risposta: Come probabilmente è noto alla maggior parte del nostro pubblico, questo movimento è cominciato nell'agosto della scorsa estate [2014], alla periferia della città di St. Louis, in una piccola città chiamata Ferguson, e qui c'è già una storia molto interessante perché St Louis, come molte altre città si trova nel Midwest... 30, 40 anni fa in questa zona c'era una forte industrializzazione ma dalla crisi degli anni settanta iniziò un'ondata di chiusure di fabbriche, ristrutturazioni... cose che voialtri conoscete molto bene nelle Asturie... E, naturalmente, tutto questo ha trasformato profondamente la città di St. Louis e le periferie come Ferguson, che era una città veramente operaia. Dovrei aggiungere di maggioranza operaia bianca. Con la ristrutturazione e la disoccupazione permanente, a poco a poco, Ferguson, come molte piccole città lì vicino, si trasformò in una città con significativa presenza nera. Non so con esattezza le cifre ma per darvi un quadro generale, si può dire che in questa paese, settimanalmente, la polizia uccide da qualche parte due o tre giovani neri o latini in vari tipi di incidenti. E’ ovvio che è qualcosa che accade soprattutto con le minoranze razziali negli Stati Uniti dato che la polizia non sta uccidendo giovani bianchi in situazioni sociali simili. E questo accade da anni. Non conosco i numeri esatti, ma dal 1960, oltre a migliaia di giovani che hanno vissuto in prigione (soprattutto per incidenti che coinvolgono le droghe), le morti di giovani neri e latini devono essere migliaia. Devo aggiungere che, in questo paese dell’Est, un latinos è qualcuno che in generale parla spagnolo. Ci sono poi specifiche variazioni nell’Est e nel sud-ovest. Queste persone si chiamano chicanos (sulla costa orientale, dove vivo, la parola «politicamente corretta» è latinos - e non solo le persone nate negli Stati Uniti da generazioni precedenti ma anche gli immigrati portoricani, dominicani e di altre isole dei Caraibi sono inclusi in questo gruppo... In generale, userò il termine latinos per riferirmi a chiunque sia di lingua spagnola o di origine ispanica o messicana. In generale, questi incidenti tra la polizia e i giovani neri e latinos, avevano luogo in una situazione di enorme passività sociale, con alcune eccezioni (non molte). Non so esattamente perché l'uccisione del giovane Michael Brown a Ferguson abbia fatto scaturire il movimento ma ho l'impressione che molte persone, soprattutto giovani, abbiamo deciso di dire basta, dobbiamo fare qualcosa... Penso che la situazione si fosse aggravata per il fatto che la polizia avesse lasciato il corpo di Michael Brown sulla strada per quattro ore e mezza, col sole d'estate... un ultimo atto di barbarie, per intenderci... E questo elemento disgustoso aggiuntivo è stata l'ultima goccia nel bicchiere che ha fatto precipitare la situazione. Da quella sera iniziò una settimana almeno di dimostrazioni, scontri... Per esempio, c'era una speciale cerimonia di sepoltura in cui erano presenti molti genitori e molte persone della città e tutto era molto tranquillo, calmo... ma la polizia arrivò, nello stile dei militari americani in Iraq, con armi incredibili. Vorrei aggiungere, per inciso, che molto tempo fa il Pentagono, il quartier generale delle forze armate, stava vendendo armi, carri armati a qualsiasi comune e, nello specifico, al Consiglio comunale per la polizia locale. Pertanto, si trattava quasi dell'invasione armata di Ferguson da parte della polizia e credo perciò che questa cosa abbia contribuito tanto all'intensificazione della lotta.
Bisogna però vedere tutto con una prospettiva storica: questi ultimi tre o quattro anni hanno visto incidenti di questo tipo e sempre più contrassegnati da questo tipo di combattimento. Tre o quattro anni fa, un giovane nero a Oakland (vicino a San Francisco), Oscar Grant, è stato assassinato dalla polizia nella metropolitana dopo un confronto verbale e ci furono due o tre notti di scontri nel cuore della città, con auto bruciate, disordini e così via...
All’epoca della morte di Oscar Grant, ci fu anche un caso molto pubblicizzato nello stato della Florida, dove un altro giovane nero di 17 anni era in strada, alla ricerca di qualcosa in una bottega. Fu arrestato, non da un agente di polizia, ma da una guardia privata del distretto, nello stesso distretto dove viveva il padre del giovane. Ci fu un confronto verbale, senza testimoni... ma il fatto è che il giovane nero finì morto con due proiettili nel cuore... Quella volta ci fu una mobilitazione ufficiale e una prova di colpevolezza contro la guardia ma, come si può intuire, questa fu dichiarata nel processo che ne seguì non colpevole. Un po' ovunque nel paese, ci furono dimostrazioni per tre o quattro giorni solamente… Tutto questo lo dico per sottolineare che ciò che è cambiato a Ferguson, è che la gente non ha fatto ritorno a casa dopo qualche giorno: settimana dopo settimana tutti sono rimasti mobilitati e quando sono arrivati i politici di professione di colore nero, i giovani li hanno espulsi dalla città, anche con tattiche e strategie molto originali: molte persone attraversavano la strada con le braccia in aria urlando «non sparate», un metodo piuttosto pacifico e al tempo stesso aggressivo di confrontarsi con la polizia. Ciò è continuato notte dopo notte per parecchie settimane. Infine, la gente si è calmata restando in attesa di un processo contro la polizia contro la quale si profilava l’accusa di omicidio... Come era prevedibile, circa tre settimane fa è stato annunciato che non ci sarebbe stato nessun atto d'accusa contro la polizia e con questa decisione i giovani di Ferguson (devo aggiungere che si mobilitarono anche i loro padri, non solo i giovani neri) tornarono a protestare nella strada, questa volta con una certa violenza (diversi negozi distrutti). Tutto questo stava accadendo a settembre mentre si celebrava un processo a New York, riguardo un episodio accaduto in un distretto della città: un nero di circa 50 anni, Eric Garner, una persona di strada, grassa, asmatica che stava vendendo sigarette sulla strada, senza autorizzazione ufficiale da parte del comune per questo tipo di vendita. Arrivò la polizia e ci fu uno scontro verbale... Quattro poliziotti finirono per strangolarlo mentre qualcuno stava filmando tutto. La sua morte è stata vista online da milioni di persone. È stato un incidente ancora più grave di quello di Ferguson. Poiché l'uomo in questione era asmatico, prima di morire soffocato aveva ripetuto ben undici volte ai poliziotti che lo aggredivano «non posso respirare».... Ecco perché, nelle manifestazioni delle scorse settimane, il grido «non posso respirare» è stato usato come slogan dai manifestanti. Mentre il movimento era in strada a Ferguson, è stato anche annunciato a New York che non ci sarebbe stata nessuna accusa nei confronti dei funzionari di polizia. Quindi il movimento ha cominciato ad assumere carattere nazionale e internazionale (l'ambasciata a Londra è stata attaccata da un migliaio di persone tre o quattro giorni fa e ci sono state dimostrazioni di solidarietà a Parigi...). Naturalmente, qui tutti i tipi di manifestazioni si sono intensificati. Sabato scorso, per esempio, c'è stata una manifestazione nazionale con gente in strada in 100-120 città. In alcune di queste, come ad esempio a New York, la manifestazione è iniziata alle ore 14.00 e ha visto la presenza di persone (libertari, anarchici, persone più radicali...) fino a mezzanotte impegnate a bloccare autostrade, ponti e a scontrarsi con la polizia. Un compagno francese mi ha scritto due settimane fa chiedendomi perché in tante manifestazioni di questo tipo c’era una maggioranza bianca. È innegabile che in altre città c’era una maggioranza o la totalità nera tra i dimostranti. Ma, per esempio a Minneapolis o Seattle (nord-ovest), in alcune città la maggior parte dei dimostranti era bianca e ci furono, che io sappia, gli scontri più duri di tutti. Come possiamo spiegarlo? In poche parole, i neri sanno per la loro lunga esperienza che lo scontro in strada con la polizia ha un prezzo molto più elevato per loro che per i bianchi, per i motivi che possiamo immaginare: la minaccia del carcere, le percosse in prefettura, gli spari della polizia negli scontri, più presenti in presenza dei neri. Direi che in queste dimostrazioni ci sono stati in primo luogo due gruppi sociali presenti: il «precariato» bianco e un numero impressionante di neri. Il «precariato» è uno strato sociale composto generalmente da ex-membri della classe media in cui gli studenti, in generale, sono una buona parte come a San Francisco, Oakland, Seattle, Minneapolis...
Questa gente ha fatto le prime esperienze di mobilitazione in strada con il movimento Occupy! Occupy! si è concluso alla fine del 2011, in inverno e pareva scomparso... ma credo ci sia una chiara continuità tra quel movimento e l'attuale mobilitazione. In molte città, la differenza essenziale nel movimento di protesta di oggi, è la presenza imponente dei neri, in diversi casi la maggioranza dei partecipanti. In generale, i neri furono scettici verso Occupy (con eccezioni come a Oakland) perchè lo vedevano come un movimento di "bianchi" che non avevano niente a che fare con i loro interessi. Questa volta è stato il contrario, come a New York nelle mobilitazioni in cui sono stato presente, in cui c'era un 30 o 40 per cento di neri. La città di Oakland è un caso speciale. Poiché è vicina a San Francisco e alla città universitaria di Berkeley, essa ha una lunga tradizione di radicalità locale; ad esempio, le Pantere Nere sono nate nel 1960 a Oakland e così diversi altri movimenti. È una città di maggioranza nera che negli ultimi anni è stata trasformata da un'invasione di yuppie, tecnici di nuove imprese tecnologiche; dalla gentrificazione, è avvenuta una nuova pressione economica, ad esempio nel prezzo degli affitti degli alloggi...per tutti ma soprattutto per i neri poveri. Laggiù, già Occupy!, tre anni fa, aveva una dimensione proletaria più profonda che in qualsiasi altra città del paese, non solo per la componente nera ma anche per quella dei latinos. La loro lotta è riuscita a bloccare due volte il porto di Oakland, un importante porto della costa occidentale con «scioperi generali» nel novembre e dicembre 2011... Cose così non hanno avuto quasi luogo altrove. Dico tutto questo per indicare che Oakland è una città un po' a parte nel movimento generale negli USA, avendo avuto tre anni fa questa dimensione proletaria e questa partecipazione nera.
Non so esattamente quando finirà questo movimento attuale, ma il suo impatto è stato già abbastanza impressionante. Il movimento nelle strade ha costretto quasi tutta la classe politica, di destra, centro e «sinistra» a pronunciarsi sugli omicidi dei giovani neri. Forse, in alcuni casi, anche il governo intenterà un'azione civile contro gli agenti di polizia coinvolti nella morte di Ferguson e Eric Gardner a New York. Per darvi un po’ il contesto politico, è sufficiente considerare le elezioni biennali, caratterizzate da bassissima affluenza in cui il partito repubblicano (la destra estrema) ha vinto la maggioranza dei seggi nel Congresso. Per inciso, vorrei dire che negli Stati Uniti abbiamo solo un partito di destra (P.R.) e un partito di centro-destra (P.D.). Non ricordo quando ci sia stato un vero partito di sinistra o un partito social-democratico classico come in diversi paesi europei; si tratta di un altro elemento un po' strano negli Stati Uniti. Da ora in avanti, lo scontro politico a livello nazionale è finalizzato alla preparazione della campagna elettorale per l'elezione del 2016 e ogni cosa deve essere interpretata in questi termini. Tutto ciò che fanno il governo e i politici è di prepararsi a collocarsi politicamente nelle prossime elezioni. Abbiamo in questo paese una campagna elettorale praticamente permanente: quando le elezioni biennali finiscono, immediatamente inizia la campagna per la Presidenza e così via. Tutto questo per dire che le manovre intorno a questi incidenti, questi omicidi di giovani neri, vanno interpretati in termini di prospettive elettorali dei politici.
D.: Abbiamo parlato dell’attualità e di qualche scenario futuro, ora ci tocca andare un po' al passato per comprendere questi eventi in chiave storica…
R.: Sì. Nella mia esperienza fatta in un anno e mezzo di vita in Spagna e viaggiando in diversi paesi europei, come individuo caratterizzato dall’essere molto «anti-americano», ho trovato tra i compagni molti stereotipi sugli Stati Uniti. Come è noto, uno stereotipo non è necessariamente falso ma spesso si tratta di una esagerazione. Perciò cercherò di mettere in una prospettiva più ampia e concreta i rapporti tra razza e classe sociale per spiegare il contesto di questa guerra della polizia contro la gioventù nera e latina da almeno gli anni ‘60. Fin dall'inizio, gli Stati Uniti sono sempre stati un Paese di immigrati e i neri venuti qui come schiavi non erano immigrati in senso assoluto. Tanto meno lo erano un altro gruppo importante, gli indiani, che qui ci sono stati da sempre. Fin dall'inizio c'è stata questa dialettica tra classe e razza e, allo stesso tempo c’è stata una guerra permanente contro gli indiani durata 250 anni, fino alla fine del XIX secolo. Una cosa molto interessante è che, all'inizio, le prime colonizzazioni importanti sono state da un lato nello Stato del Massachusetts, dove si trova la città di Boston, con l’immigrazione dei puritani e di altri rifugiati religiosi, di solito provenienti dall'Inghilterra e con orientamenti politici di sinistra. Dall'altra, nello stato della Virginia con l’attuale capitale Washington, con una classe agraria, non latifondista ma con ingenti investimenti nelle coltivazioni del tabacco che costituiva un altro mondo, nettamente distinto dall'economia del Massachusetts. Bisogna capire che, all'inizio, il rapporto degli schiavi neri africani con i lavoratori agricoli bianchi non aveva ancora un connotato razziale perchè questi lavoratori inglesi molto spesso erano dei prigionieri che erano stati espulsi dall'Inghilterra e inviati a fare lavori forzati nello Stato della Virginia: si trattava anche di lavoratori domestici di grandi proprietari terrieri, Il loro status sociale non era affatto distinto da quello degli schiavi, e c'era una certa uguaglianza tra i bianchi poveri e schiavi. Poi, nel corso del XVII secolo, ci furono due insurrezioni di bianchi e neri contro la classe agraria senza successo che subito furono represse. Il risultato fu che, verso la fine del XVII secolo, la classe dei proprietari terrieri decise che bisognava creare una distinzione tra i bianchi poveri e gli schiavi per introdurre un «privilegio bianco» e per questo emanarono una serie di leggi che distinguevano i bianchi dai neri. Si tratta di una svolta essenziale per capire cosa è successo dopo. Dunque, non c'è stato niente di naturale nel razzismo e in questa gerarchia di colore perché sono state una creazione cosciente della classe dirigente di quel tempo. Alla fine, quello che è successo in Virginia nel XVII secolo si generalizzò a tutto il Nord America. Questa storia molto interessante e determinante è ancora poco conosciuta. Per completare la descrizione della situazione, più a nord, nel Massachusetts, i puritani hanno cominciato quasi immediatamente una serie di guerre contro diverse tribù indiane con molti massacri, più o meno come nella recente guerra del Viet Nam. È un'altra questione chiave che se la descrivessi non finirei mai di parlare.
A metà del XIX secolo ci fu la guerra di secessione, molto importante nella storia nordamericana. Il Nord, anche se sarebbe complicato analizzarlo, aveva l'intenzione di porre fine alla schiavitù in tutto il paese. Si trattava di un obiettivo importante. Come spiegarlo? L’agitazione contro la schiavitù cominciò nello stesso stato del Massachusetts che, in un certo senso, era e rimane lo stato fra i più liberali del paese. Ci fu un senatore del sud, più precisamente della Carolina del sud, uno Stato strettamente legato alla reazione contro il Nord, che una volta disse che in Massachusetts c’era il femminismo, il socialismo, il comunismo e qualsiasi altro «ismo» si immaginasse. Ed è stato un po’ così che iniziò la vita politica in questo stato; lì, soprattutto, ci fu un gruppo che, a partire dagli anni ‘30 e ‘40 del XIX secolo, si chiamò degli abolizionisti, vale a dire persone che volevano abolire la schiavitù ed erano molto radicali. Erano persone provenienti dalla classe media e iniziarono la loro agitazione, sempre più radicale; in particolare ci fu John Brown, verso la fine del 1850, che iniziò una serie di azioni militari contro il potere degli schiavi: il più importante fu l’attacco di 30 o 40 uomini contro la fortezza militare di Harper Ferry, in Virginia. Fu un fallimento perché la maggior parte di quegli uomini fu assassinata e lo stesso Brown fu giustiziato poco dopo. In un certo senso, fu l'incidente che segnava l’inizio della guerra civile, che iniziò un anno dopo, nel l860. Dico tutto questo per sottolineare il fatto che in molti casi l'agitazione era contro l'oppressione razziale dei neri...Ci sono sempre stati gruppi di bianchi, più solitamente negli strati sociali intermedi del paese, contro la schiavitù nel XIX secolo e contro il razzismo nel Novecento in alleanza con militanti neri... Tutto questo pone la classe operaia bianca in una situazione di ambiguità, cosa che è diretta eredità delle prime leggi della Virginia nel XVII secolo che ho menzionato prima. Come si evidenzia considerando quello che dicevano all’epoca i proprietari terrieri: dobbiamo dare al lavoratore bianco l'idea che abbia qualche interesse per l'ordine sociale stabilito, offrendogli un vero privilegio, in termini psicologici e a volte economici rispetto ai neri in quanto, obiettivamente, bianchi e neri hanno molti interessi in comune.
C'è sempre stata un'importante corrente di lavoratori bianchi razzisti in questo paese (consapevolmente o no), che avrebbe potuto agire in maniera razzista contro i neri. Ad esempio, nella guerra civile di secessione americana (1861-1865) ci fu nella città di New York un'insurrezione di lavoratori irlandesi contro la coscrizione che finì con l’incendio di una casa piena di bambini neri al grido di "non combatteremo nella guerra dei neri". Cioè, in ogni momento importante nella storia di questo paese, c'è sempre stata una base di un certo strato di lavoratori a favore della gerarchia razziale istituita nel XVII secolo .Una elemento essenziale per capire la storia degli Stati Uniti è che proprio alla fine della guerra civile di secessione c’era nel Congresso e nel partito repubblicano (cioè in coloro che avevano sostenuto la guerra contro il sud), l'idea di creare negli stati del Sud una classe contadina libera di neri mediante l'espropriazione della terra dei grandi proprietari terrieri, persone che avevano praticato la schiavitù per due secoli. Infatti, queste terre furono espropriate ma non si creò quella classe contadina nera indipendente. Quello che nacque invece, dalla metà degli anni ‘60 all'inizio degli anni ‘70 del XIX secolo, fu un movimento da parte dei bianchi che può essere definito come un movimento terrorista contro la popolazione nera e per combattere, con tutti i mezzi possibili, la creazione di questa nuova classe di contadini liberi. A mio parere, ma non solo, questo è forse il problema più importante nella storia degli Stati Uniti: invece di una vera emancipazione dalla schiavitù, avvenne il ricostituirsi della sottomissione dei neri. Invece di essere schiavi, essi diventarono dei lavoratori della terra appartenenti ancora alla vecchia classe di proprietari terrieri, lavoratori molto poveri e molto oppressi che arrivarono fino alla metà del XX secolo. Non credo di sottolineare a sufficienza l'importanza di questo episodio che accadde subito dopo la guerra civile americana. Poi arrivò l'industrializzazione del paese e una cosa molto interessante, che io stesso non ho capito molto bene fino a quando non ho cominciato a studiare seriamente la storia americana, è che a differenza di alcuni paesi europei in cui c'è stata una pausa molto importante tra feudalesimo e capitalismo moderno, negli Usa c’è stata l’industrializzazione ma con l'integrazione della vecchia cultura pre-industriale, fondata sulla gerarchia tra bianchi e neri, con le nuove relazioni sociali. In questo consiste l’aspetto «affascinante» della storia americana. Soprattutto nel sud rimaneva la stessa cultura in un contesto completamente nuovo di produzione industriale capitalista. È un problema per il marxismo del mio paese: si dice che un marxismo cieco alla questione razziale è un marxismo cieco e fino ad oggi ci sono stati molti marxisti «ciechi» in materia. Devo confessare che io stesso, nella mia giovinezza, ero dell’idea che un proletario è un proletario, che fosse bianco, rosso o giallo, non sarebbe stato importante. Invece non è così e questo non può essere capito leggendo il Capitale di Marx ma studiando lo specifico processo di formazione della classe operaia negli Stati Uniti, processo caratterizzato dalla conservazione dell’ ideologia e della pratica preindustriale create dallo stato della Virginia. Quindi, è un fatto molto interessante che fino al 1900, il 90% dei neri «emancipati» rimasero negli stati del profondo Sud (Mississippi, Alabama.). La grande emigrazione industriale a nord dei neri del sud cominciò con la prima guerra mondiale e continuò negli anni Venti e Trenta. Con la seconda guerra mondiale, ci fu una massiccia emigrazione verso il nord e per la prima volta si creò veramente una classe operaia multirazziale, soprattutto nei centri industriali come Detroit, Chicago e altri nel Midwest degli Stati Uniti. Da un lato sembrava un nuovo fenomeno rispetto al passato, dall’altro si perpetuava la stessa gerarchia razziale, questa volta nella produzione industriale e nella vita quotidiana delle città del Nord. Ad esempio, nelle fabbriche di automobili di Detroit e di altre città del Midwest, gli operai bianchi avevano, in generale, i migliori lavori e i neri sempre i peggiori. Il ruolo dei sindacati, soprattutto dei lavoratori del settore auto (United Auto Workers), poteva apparire ambiguo ma non lo era affatto perché il sindacato ha contribuito a mantenere questa situazione fino alla fine degli anni ‘60 quando cominciò una vera insurrezione nera negli Stati del Nord e nelle fabbriche di Detroit, Chicago, ecc. Per la prima volta, avvennero delle lotte contro la separazione razziale nelle fabbriche. In generale, salvo delle eccezioni, il ruolo della classe operaia bianca negli anni ‘60 e primi anni ‘70 non fu brillante. Ci furono alcuni episodi di solidarietà ma furono eccezionali; la regola era piuttosto, come ho detto, una perpetuazione della gerarchia razziale e una mancanza di solidarietà tra bianchi e neri. Nei primi anni ‘70 in particolare, sembrava che i capitalisti avessero veramente perso il controllo delle fabbriche. C'era un livello di assenteismo dal lavoro incredibile: i lunedì e i venerdì, quasi la metà delle persone era «malata», assente... Per esempio ci fu un accordo negoziato dalla United Auto Workers (UAW) nei primi anni ’70 col quale, con molto orgoglio, i burocrati sindacali annunciarono di aver ottenuto la settimana lavorativa di 4 giorni ma i lavoratori obbiettarono: «la settimana di 4 giorni? Ce l’abbiamo già!... ». Fu una situazione temporanea, nella vita quotidiana e nella fabbrica, in cui il controllo della produzione era quasi nelle mani dei lavoratori. Poi vennero la grande crisi petrolifera e la recessione mondiale di metà anni ’70. Tutto finì e iniziò la ristrutturazione e la deindustrializzazione di quasi tutto il Midwest nordamericano, che comportò la chiusura di molte industrie e la delocalizzazione dell’industria, in primo luogo verso il sud degli Usa e poi all'estero... Ci fu una massiccia decentralizzazione della produzione industriale con l'obiettivo di porre fine a quella infinita serie di scioperi selvaggi e insubordinazioni in fabbrica.
D.: La stessa cosa si è verificata in Europa. Negli Usa, negli anni del secondo dopoguerra mondiale ci fu un importante movimento realmente nero che, forse, è il più importante, con sommosse di strada come quelle di Watts e altri e organizzazioni di colore come le Pantere nere e il movimento che faceva capo alla figura di Malcolm X. Cosa ne pensi di tutto questo?
R.: Stavo cercando di descrivere le linee generali e sono arrivato un po' velocemente alle lotte industriali della fine degli anni 60…sì, è vero, è una cosa interessante, tra le tante della storia di questo paese, il modo in cui le guerre mondiali modificarono, lo dico in senso ironico, le relazioni tra bianchi e neri negli Stati Uniti. Già nella prima guerra mondiale, molti soldati erano nell'esercito degli Stati Uniti situato in Francia e fu, soprattutto per i lavoratori neri con origini nel sud, la scoperta di un mondo in cui il razzismo come era noto in patria non esisteva o esisteva in modo molto più sottile. Questo contribuì ad una radicalizzazione della coscienza dei neri. È molto interessante notare che nel 1919, subito dopo la guerra, ci fu l'ondata di scioperi più grande nella storia degli Usa. Durante la crisi dovuta alla ristrutturazione industriale di quegli anni, nello stesso tempo e spesso nelle stesse città, ci sono stati scontri razziali nelle strade tra bianchi e neri. In alcune città, con un livello di distruzione bellico incredibile, ci furono persino 40-50 morti. Vale a dire che la storia della lotta di classe in questo paese non può essere separata dal problema razziale che, in un modo o nell’altro, appare ad ogni nuova fase storica. Poi, come dicevo, con la grande migrazione verso il Nord durante la seconda guerra mondiale, nel 1943 ci furono a Detroit, il centro dell'industria automobilistica, da un lato un'ondata di scioperi selvaggi molto importanti e allo stesso tempo nelle strade, degli scontri razziali tra bianchi e neri. La seconda guerra mondiale fu ancor più importante per la trasformazione della coscienza nera, perché ci furono molti soldati nei vari eserciti con questa idea: «perché morire per difendere una 'democrazia' che per noi, al sud, non esiste nemmeno nel senso borghese della parola?» E ci furono per la prima volta movimenti tra i soldati neri, tanto che nei primi anni dopo la seconda guerra mondiale, il presidente Truman ordinò l'integrazione razziale nelle forze armate di questo paese perché fino a quel momento c'erano le divisioni e i reggimenti separati di bianchi e neri. Questo è stato un primo passo... non voglio dire che fu un gesto generoso di Truman, era invece la risposta alla pressione sempre più grande dei neri... Tuttavia questa politica ha iniziato a cambiare un po' la situazione. Ci sono stati anche incidenti con i soldati neri che erano di ritorno dall’Europa o dall’Asia. Camminando per le strade in uniforme furono attaccati e anche uccisi da gruppi bianchi di razzisti... Questi soldati avrebbero potuto essere degli eroi al fronte nella lotta contro il fascismo ma, una volta tornati a casa nella cosiddetta democrazia, venivano considerati i neri di sempre... Poco dopo, negli anni ‘50, la situazione cominciò a cambiare radicalmente. Ci fu l'integrazione tra bianchi e neri nelle scuole ordinata dalla Corte Suprema nel 1954 e l'anno successivo, nella città di Montgomery (Alabama), ci fu un movimento di diversi mesi di lavoratori neri, con il boicottaggio del sistema di trasporto pubblico durato due o tre mesi, che costrinse la città ad accettare l'integrazione razziale sui mezzi di trasporto. Prima nell’autobus, i bianchi si sedevano avanti e i neri dietro. Un giorno, una donna di colore molto forte, Rosa Parks, si sedette nel settore dei bianchi e rifiutò di alzarsi. Iniziò così quel movimento che si concluse con l'integrazione razziale sugli autobus a Montgomery. E’ importante notare che non fu casuale che tutto questo sia cominciato a Montgomery, perché in quella città c'erano diverse fabbriche metallurgiche con molti operai neri e già un paio di anni prima, un anarchico francese, Daniel Guérin, in viaggio da quelle parti fece la previsione di una esplosione razziale, in particolare nella città di Montgomery. Queste due cose, l'integrazione ordinata delle scuole nel 1954 e il movimento di Montgomery nel 1956, segnarono l'inizio del movimento moderno che voleva farla finita col sistema di "Jim Crow", un termine che definiva l'apartheid americano. Poi il movimento si sviluppò sempre più velocemente, soprattutto dopo il 1960, quando si trasferì anche al nord. Però c'era sempre qualche divisione nel movimento nero di quegli anni: nel sud erano piuttosto le classi medie nere, organizzate soprattutto nelle chiese protestanti, che lanciarono il movimento. Nel nord, invece, esso era più proletario, più urbano, più della classe operaia e sempre di più della classe marginale. Il movimento del sud, il cui leader era Martin Luther King. Le sue rivendicazioni e i suoi approcci non funzionavano allo stesso modo negli Stati del Nord in una realtà più proletaria dove non c'era una separazione razziale legalmente sancita: per esempio, negli Stati del nord un nero, teoricamente, poteva entrare in qualsiasi ristorante, non c'era la stessa separazione legale nelle scuole e nelle altre istituzioni… C’erano tuttavia ghetti, quartieri separati di neri e, in pratica, la separazione razziale della popolazione nera era altrettanto forte, se non di più, che negli Stati del sud. E così iniziò l'ondata di insurrezioni urbane del nord: dalla rivolta di Harlem (New York) del 1964, alla primavera del 1968, dopo l'assassinio di Martin Luther King nell'aprile del 1968, quando ci furono tremende rivolte in 100 città del nord America. Si determinò quasi una situazione di guerra civile. Erano anche gli anni del movimento del Black Power che cominciò dopo l’avvio del fallimento del precedente movimento per i diritti civili... Quando il movimento lanciato negli Stati del sud da Luther King e dalle chiese raggiunse i suoi obiettivi immediati, con importanti modifiche legislative nel 1964 e 1965 che stabilirono legalmente i diritti civili in tutto il paese mettendo fine a molte separazioni legali (nei ristoranti, nei servizi...), rimasero nel Nord i profondi problemi del proletariato urbano e ci fu, naturalmente, una radicalizzazione del movimento. Era l’epoca, ad esempio, in cui ci fu l'influenza di Malcolm X, un capo molto importante e più radicale di Luther King, che fu assassinato.... Fu una storia molto complicata e venne ucciso nella primavera del 1965. Malcolm aveva organizzato con altri leader neri degli Stati del Nord qualcosa di più radicale del movimento per l'integrazione razziale e per i diritti civili. In seguito, fino alla fine degli anni ’60, si sviluppò sempre più velocemente negli stati del nord, un movimento della gioventù nera della classe media e della classe operaia. Ad esempio, nel caso delle lotta della classe operaia di Detroit che ho menzionato, ma anche in altri luoghi, questi movimenti ispirarono anche un certo radicalismo tra i lavoratori bianchi. Non intendo dire che questi, o alcuni di questi, avessero bisogno dell'influenza del movimento nero perché ci sono stati scioperi selvaggi e lotte nell'industria nord americana fin dagli anni cinquanta ma è chiaro che i successi del movimento nero e la militanza presente in questo movimento fossero un incitamento, non solo per i lavoratori ma anche per altri settori della società come ad esempio i gay che, nel 1969, fecero la rivolta di Stonewall, un quartiere di New York, contro la repressione che subivano della polizia; allo stesso modo si espresse il movimento femminista. Ovvero, per tornare all'inizio del discorso, già nel XVII secolo la questione «nera», che conteneva veramente la «questione bianca», cioè il problema della passività della maggioranza dei bianchi per effetto di molti meccanismi, era il punto più significativo della lotta di classe in questo paese; non dico che si trattasse di una lotta di classe vera e propria ma era comunque la chiave dell'ordine costituito che, come ho provato a illustrare, poi si è sviluppato per tanto tempo. Questo sistema di oppressione dei neri non aveva tanto lo scopo di controllare i neri, quanto quello di controllare i bianchi.
Per rispondere alla tua domanda: sì, il movimento nero più ampio, iniziato negli Stati del sud negli anni 50, proseguito poi nel nord, nel 1960 aveva cambiato le basi di ogni lotta in questo paese, anche in aree che non erano direttamente coinvolte nella questione razziale. Poi, nel 1968, con l'avvento al potere di Nixon, scelto appositamente e consapevolmente per reazione contro i movimenti degli anni sessanta, iniziò un periodo di reazione abbastanza forte che arriva fino ad oggi... Ho citato la deindustrializzazione degli anni ‘70, che ha contribuito molto nel porre termine agli scioperi selvaggi nelle fabbriche e ai movimenti nelle strade… Una cosa importante che avvenne dopo gli anni ’60, fu lo sviluppo di un certo strato sociale medio e alto di colore, anche a seguito dei movimenti degli anni ‘60. Si sviluppò in ogni città del Nord una classe media nera, costituita da avvocati, medici e persone simili; essa era tuttavia piccola, fragile e viveva esattamente negli stessi ghetti dei proletari e dei poveri emarginati neri. Quel che è accaduto dagli anni ‘70 è che questo strato si è andato distanziando sempre di più dal resto della popolazione nera e oggi, in città come Atlanta (Georgia, nel sud), ad esempio, questo strato nero della classe media è quasi al potere ed è esso stesso quasi l’establishment: il sindaco è nero, il capo della polizia è nero, quasi tutti gli ufficiali di polizia sono neri. Vale a dire che in certe situazioni locali i neri sono al potere, un po’ come il PSOE al potere in Spagna dopo gli anni ’80: sono lì per amministrare lo stesso sistema capitalistico e il loro arrivo al potere in queste situazioni non significa, in assoluto, che l’oppressione razziale, anche in quegli stessi luoghi in cui governano, sia terminata. Infatti la polizia nera reprime con ferocia uguale o maggiore dei poliziotti bianchi, i giovani emarginati neri. D’altro canto, non si può negare che ci siano stati alcuni cambiamenti. La retorica e l'ideologia del partito democratico di oggi con il suo Presidente Obama, sono un buon esempio. Dal suo avvento al potere sei anni fa, non ha smesso di seguire una politica più o meno reazionaria, mascherata dal fatto che per la prima volta c'era un nero alla Casa Bianca. La settimana scorsa, dopo le dimostrazioni, Obama ha detto pubblicamente che non si può negare che la situazione sia cambiata negli ultimi ‘50 anni. Invece, ricordo molto bene quando scoppiò il movimento a Ferguson e poi l’assassino di New York, quando disse: «Cavolo, in cinquant'anni non è cambiato nulla»... Tuttavia, cinquant'anni fa un presidente nero negli Stati Uniti sarebbe stato impensabile. Tanto meno esisteva la separazione di questa classe medio-alta nera che ho citato, in città come Atlanta. Allo stesso tempo, abbiamo negli Usa tra 1 e 2 milioni di detenuti in carcere, di cui l’80 o addirittura il 90% sono neri e latinos. Cioè quella stessa polarizzazione che si è avuta nella società intera, si ha anche all'interno della popolazione nera. E’ vero che ci sono ora ricchi borghesi di colore in diverse città ma c'è un'enorme popolazione imprigionata che neanche esisteva cinquant'anni fa... Arrivando alla conclusione della mia analisi, queste relazioni tra razza e classe sociale cominciate in Virginia 400 anni fa non smettono mai di ricomporsi in altri modi, con progressioni e battute d'arresto; esse permangono nel tempo. Mi auguro di essere riuscito a dare un quadro reale della situazione, descrivendo i movimenti più recenti e anche lo sviluppo storico che si trova dietro essi.