Aldo Milani del Si Cobas scarcerato. A lui e ai lavoratori in lotta va la nostra solidarietà.

Creato: 29 Gennaio 2017 Ultima modifica: 29 Gennaio 2017
Scritto da Istituto Onorato Damen Visite: 2051

aldo milani

Inizia a sgretolarsi l'infamante accusa di estorsione rivolta ad Aldo Milani. Dopo il primo interrogatorio del giudice per la convalida dell'arresto, i contorni della vicenda cominciamo ad essere chiari, soprattutto riguardo l'estraneità di Aldo Milani al reato di estorsione contestatogli.

Di conseguenza è lecito pensare che vi sia stata una macchinazione, non sono ancora chiari i ruoli in essa dell'imprenditore Levoni, del suo consulente aziendale Piccinini, per infangare il nome di Milani e colpire la sua attività benché sia stata sempre tutta interna alla logica della contrattazione e della mediazione sindacale.

Segno evidente che l’attuale crisi non lascia più margini - o li ha enormemente ridotti - alla mediazione fra capitale e forza-lavoro, fra profitto e salario.

La vicenda quindi mette in luce sia l'asprezza con cui lo stato la borghesia colpiscono i lavoratori e coloro che si battono al loro fianco, sia come il sindacalismo, anche quello più radicale, si espone, per la sua stessa natura, alle  manovre di chi vuole colpire i lavoratori e le loro lotte.

Perchè Milani era solo a trattare con i rappresentanti aziendali? Perché si è avvalso della mediazione di un losco e tutt'altro che credibile mediatore senza alcun controllo e partecipazione dei lavoratori? La spiegazione risiede nella stessa logica sindacale che pretende la costituzione di una struttura separata dai lavoratori, con funzionari preposti alle trattative, con funzionari riconosciuti dalle organizzazioni imprenditoriali nelle cui mani si deposita il potere di contrattazione. Perché non si è preteso che i lavoratori, una loro rappresentanza diretta, partecipassero alle trattative? Perché non si è ritenuto che questo fosse fondamentale e necessario alla crescita politica ed emancipazione dei lavoratori? 

Nella delega, sia essa politica che sindacale, risiede un oggettivo ostacolo al processo di emancipazione dei lavoratori i quali, sempre e comunque, potranno aspirare alla loro liberazione solo quando saranno capaci di prendere nelle loro mani il proprio destino.

Basta questo per mostrare come la brutta vicenda che ha coinvolto il sindacalista Milani, sia non solo il risultato di una ingenuità e sottovalutazione dei pericoli insiti nelle trattative a porte chiuse dei rappresentanti sindacali ma l'inevitabile conseguenza della stessa logica sindacale che privilegia il ruolo dei suoi dirigenti rispetto a quello dei lavoratori.

Tralasciamo qui la nostra più generale critica al sindacalismo che, sempre più, con l'evolversi della crisi capitalistica, si palesa come ineludibile: la lotta economica, assolutamente necessaria, deve strettamente intrecciarsi alla crescita della coscienza politica dei lavoratori e il sindacalismo, anche quello più radicale, è di ostacolo allo svolgersi di questo processo. La storia del Si Cobas, un'organizzazione sindacale ispirata dalle più sincere istanze di classe, dimostra che anche quando si svolge un intenso ed encomiabile lavoro di organizzazione delle lotte dei lavoratori, si finisce per tralasciare il fondamentale lavoro di definizione teorica del programma politico comunista e di costruzione dell'organizzazione politica della classe.

A Milani va tutta la nostra solidarietà con l'augurio che questa brutta esperienza faccia riflettere i dirigenti del Si Cobas e l'intero corpo dei suoi militanti sindacali su quanto oggi sia sempre più urgente intrecciare la lotta economica col lavoro politico per la ricostituzione del programma e dell'organizzazione internazionale comunista.