D-M-D’ cambia veste grafica

Creato: 22 Gennaio 2013 Ultima modifica: 03 Ottobre 2016
Scritto da Istituto Onorato Damen Visite: 2389

Le ragioni che ci hanno indotto a cambiare la veste grafica di D-M-D’ sono di ordine tecnico e politico. C’era la necessità di rendere la rivista più visibile nelle librerie che la espongono, più agevole la lettura e di modificarne le dimensioni per darle un formato standard. Ma soprattutto, a tre anni di distanza dalla sua nascita, abbiamo avvertito più di prima l’esigenza di segnare, anche dal punto di vista grafico, la discontinuità con la nostra precedente esperienza che riteniamo, come in altre occasioni abbiamo avuto modo di precisare meglio, storicamente esaurita.

 

La vecchia veste grafica richiamava moltissimo Prometeo, la qualcosa in sé non ci dispiaceva, anzi era stata pensata per rappresentare l’esigenza nostra, del momento, di non rinnegare tutta un’elaborazione teorica, una storia politica di così straordinaria importanza, come è stata quella della sinistra comunista italiana e, nel contempo, la necessità di prendere atto della sua sconfitta per andare oltre. Insomma: di marcare anche nella forma grafica la necessità di fare Punto e a Capo. E non tanto rispetto a Battaglia Comunista che, se non fosse per i simboli e il nome, è ormai indistinguibile da un qualsiasi collettivo studentesco o gruppuscolo della sinistra extraparlamentare, lumicini di coda di qualsiasi movimento o sedicente tale. Ma a tutta la variegata galassia dei gruppi che si richiamano alla sinistra comunista italiana. Mentre oggi il modo di produzione capitalistico rischia di far sprofondare l’intera società nella catastrofe, salvo qualche rara eccezione, l’unica cosa a cui sembra pensino questi gruppi - tutti ovviamente sedicenti partiti comunisti internazionali e/o internazionalisti- è la difesa a oltranza del loro essere ognuno il vero erede di quell’esperienza senza rendersi conto che anche le divisioni fra loro sono, a un tempo, frutto e testimonianza della sua disfatta.

 

Qualcuno, pur apprezzando la qualità dei contenuti della rivista, ci ha invitati a cambiare anche il suo nome ritenendo l’attuale troppo criptico.

 

Vi abbiamo parecchio riflettuto ma alla fine abbiamo deciso di non cambiarlo per due ragioni fondamentali, una d’ordine economico e burocratico ( cambiare il nome avrebbe comportato oneri non proprio irrilevanti date le nostre finanze alquanto ristrette), l’altra più squisitamente politica.

 

D-M-D’ è la formula generale del capitale di Marx. Essa denuncia che la società capitalistica è fondata sullo sfruttamento della forza-lavoro e nel contempo svela che il fine del capitalista non è la produzione di beni e servizi per il soddisfacimento dei bisogni di chi li produce  ma D’ ossia l’accrescimento del denaro investito nella produzione. In altre parole, benché si tratti di un’astrazione, mostra, nella sua essenzialità, che il vampiro della famosa metafora con cui Marx rappresenta il capitale, se non gli si spezzano i denti una volta per tutte, farà strame del proletariato che ormai, peraltro, comprende anche la grande maggioranza di quelli che solo qualche tempo fa costituivano il ceto medio della società.

 

Cambiare il nome della rivista o impegnarsi affinché la formula D-M-D’, diventi, mostrando il re in tutta la sua oscena nudità, elemento formativo di una sempre più diffusa coscienza comunista e rivoluzionaria? Dunque, alla fine, la scelta era obbligata.

 

 

 

Giorgio Paolucci