CWO

Creato: 21 Gennaio 2010 Ultima modifica: 17 Settembre 2016 Visite: 2770

CWO e terza via

I compagni della CWO col loro articolo “Disastro ambientale o comunismo, non c’è una terza via” (1) ci danno alcuni spunti per le nostre riflessioni politiche e per proporle a loro se avranno la voglia di accoglierle e discuterle. Quel che ci interessa discutere è la parte finale dell’articolo e precisamente i paragrafi ‘crescita zero/crescita negativa?’ e ‘il futuro è una scelta tra il comunismo o la rovina della civiltà’.

Iniziamo da ‘crescita zero/crescita negativa?’, dove vengono sintetizzati in due punti i meccanismi della produzione capitalistica. Il primo dice: “il capitalismo è un sistema che sfrutta il lavoro non pagato della classe operaia”. Noi pensiamo che ad essere sfruttato dal capitalismo sia il proletariato e non il lavoro non pagato, anche perché non sappiamo come si possa sfruttare il lavoro, sia quello pagato che quello non pagato. Non dobbiamo dimenticare che, piaccia o meno, è proprio quel lavoro non pagato che, una volta accumulato, estende anche il numero dei lavoratori impiegati: “il rapporto fra capitale, accumulazione e saggio del salario non è altro che il rapporto fra il lavoro non retribuito trasformato in capitale e il lavoro addizionale richiesto dal movimento del capitale stesso”, si tratta “in ultima istanza solo del rapporto fra il lavoro non retribuito e quello retribuito di una medesima popolazione operaia”. (2)

Continuiamo: “Parte di questo plus-lavoro può essere realizzato solo attraverso l’accumulazione di capitale, che significa espandere le forze di produzione”. Qui non comprendiamo di quale parte di plus-lavoro si parli, ipotizziamo il plus-lavoro che produce il plusvalore nella forma relativa. Il plus-lavoro esiste sempre nel modo di produzione capitalistico (3), nella riproduzione semplice viene consumato dal capitalista, nelle riproduzione allargata o accumulazione viene appunto accumulato e reinvestito nel processo produttivo. Pensiamo che i termini della questione siano qui capovolti: non è l’accumulazione che realizza (parte) di plus-lavoro, ma è il plus-lavoro realizzato che permette l’accumulazione. Il plus-lavoro in quanto lavoro non pagato è un modo diverso di dire sfruttamento del lavoro. In definitiva si tratta dello sfruttamento del proletariato e dei diversi modi per aumentare questo sfruttamento. Ci sembra inoltre che la formulazione dell’accumulazione che realizza plus-lavoro dia alla stessa la qualità taumaturgica di realizzare plus-lavoro, e che questa accumulazione che espande le forze di produzione non sia altro che il macchinario: il capitale costante. La lotta di classe contro lo sfruttamento di parte del lavoro non pagato si svolgerà allora contro le macchine e la tecnologia applicata alle macchine o accumulazione?

Il secondo punto afferma che il capitalismo genera una tendenza alla caduta del saggio di profitto e che questa caduta “può essere combattuta aumentando la produttività e aumentando il volume della produzione”. Qui la caduta del saggio del profitto può essere combattuta (nel senso di contrastare, opporsi) dall’aumento della produttività (4); così la stessa accumulazione “che significa espandere le forze di produzione”, quindi aumento della produttività, realizzando ”parte di questo plus-lavoro” combatte anche la caduta del saggio del profitto. Contro cosa dovrà lottare ora la classe operaia?

Veniamo ora a “il futuro è una scelta tra il comunismo o la rovina della civiltà”. Qui possiamo leggere: “i motivi per cui il capitalismo non può risolvere la crisi ambientale si trovano nella natura stessa della produzione capitalistica, cioè nella sua necessità di una continua crescita. Finché esisterà il capitalismo come sistema mondiale di produzione, non potrà mai essere in equilibrio con la natura e comporterà il degrado del pianeta”. Ecco indicato il motivo politico della lotta, lotta che travalica quella di classe per divenire lotta interclassista, umanitaria e ad alto contenuto etico, perché finalizzata alla salvezza del pianeta e ad evitare la rovina della civiltà. L’alternativa è il comunismo quale “sistema di produzione più sviluppato”, quindi più produttivo, ma con produzione “orientata ai bisogni e non ai profitti”, sostituendo “la concorrenza, che spinge il capitalismo alla produzione di rifiuti… e verso il degrado del pianeta” con la “cooperazione”. (5) Si lotta quindi per orientare la produzione alla soddisfazione dei bisogni e questo orientamento che riguarda la sfera politico/morale, per prevalere sull’orientamento alla soddisfazione del profitto capitalistico, implica una rivoluzione esclusivamente politica. Il potere passa dalla borghesia al proletariato, o meglio al partito del proletariato. Ed è sempre la “crisi ambientale (che) si tradurrà sicuramente in una crisi sociale di proporzioni enormi” e porterà alla lotta contro il sistema attuale. Rinviamo all’articolo in oggetto per la lettura della citazione del brano tratto da Revolutionary Perspectives n. 45, dove viene rappresentato meccanicisticamente il rapporto crisi (ambientale)-ripresa delle lotte (“allo stesso tempo ci sarà un aumento massiccio della lotta di classe”, provocato dalla crisi del riscaldamento globale e dalle sue conseguenze, e riguarderà i “più svantaggiati della Terra”. Chiediamo: che classe sociale è i più svantaggiati della terra?); mentre è sfigurato il rapporto partito-classe ed al partito vien dato un ruolo salvifico e di soddisfazione dell’umanità (dove il compito del partito di classe sarà quello di trasformare “lo spettro di un nuovo modo di produzione (che) sorgerà da queste lotte e guerre ….. in un programma che soddisfi le reali esigenze della classe operaia, che sono quelle di tutta l’umanità).

Se non capiamo male lo scontro è tra un pugno di ricchi borghesi e dei loro governi orientatori della società alla soddisfazione del profitto capitalista e della continua crescita produttiva che lo genera, e il resto del mondo, svantaggiati e non, che, acquisendo coscienza della rovina della civiltà sotto il pungolo della crisi ambientale, si mette a lottare per una società migliore. Arriva il partito che cuce addosso alle lotte il programma derivato dallo spettro di un nuovo modo di produzione sorto dalle lotte stesse, lo spettro si fa carne ed il partito attua e gestisce politicamente il programma di soddisfazione dell’umanità.

Tra disastro ambientale o comunismo (il vostro), compagni della CWO, noi oggi scegliamo la terza via: quella che voi non vedete ma non è detto che non ci sia.

Istituto Onorato Damen

(1) L’articolo tradotto da Revolutionary Perspective n.52 può essere letto sul sito ibrp.org.

Già l’alternativa tra disastro ambientale e comunismo ci lascia perplessi.

(2) K. Marx, ‘Il capitale’ vol. I, cap. 23, pag. 679, Ed Riuniti.

(3) ha una sua forma anche nella società comunista, vedi K. Marx, ‘critica del programma di Gotha’.

(4) Per Prometeo n.1, luglio 2009, pag.3, al contrario della CWO: “l’aumento della produttività sociale del lavoro, la creazione del plusvalore relativo, hanno dunque messo in atto la più importante delle contraddizioni del capitalismo, la caduta tendenziale del saggio medio del profitto”.

(5) Ma non era la natura del capitalismo e non la concorrenza a produrre il degrado del pianeta?