La “democrazia” borghese un alibi per giustificare qualunque misfatto

Creato: 15 Novembre 2023 Ultima modifica: 15 Novembre 2023
Scritto da Carmelo Germanà Visite: 361

La decadenza del capitalismo col suo strascico di crisi economiche, sociali, guerre, induce la borghesia del cosiddetto mondo libero occidentale, sino a oggi dominante sul piano economico-finanziario e nella narrazione ideologica, a mettere le mani avanti per conservare il proprio primato messo sempre più in discussione dall’emergere di nuovi attori nello scenario internazionale. A tale scopo viene favorita una martellante propaganda democraticista come mai si era visto precedentemente. La lotta tra i predoni imperialisti si ammanta della falsa coscienza borghese: l’occidente democratico contro l’oriente autocratico, il bene contro il male. In realtà si tratta a occidente come a oriente di lotta di classe della classe possidente contro la classe subalterna e di preservare la sottomissione dei salariati al capitale.

I politicanti di ogni schieramento dei parlamenti borghesi e il codazzo di opinionisti dell’autoproclamato mondo libero occidentale, credono di ingannare l’opinione pubblica affermando che il loro è il migliore dei mondi possibili dove lo stile di vita della popolazione è ineguagliabile. I borghesi confondono volutamente il loro stile di vita di sfruttatori privilegiati con la grande massa dei proletari il cui stile di vita è in caduta libera. L’imperialismo occidentale, con alla testa gli Stati Uniti d’America, quando polemizza minacciosamente col nemico di turno, generalmente governi di stati concorrenti, mistifica gli interessi che stanno alla base delle loro azioni accusando la controparte di totalitarismo, terrorismo o quant’altro, quindi meritevole di passare sotto le forche caudine delle sanzioni economiche o peggio delle armi. A maggior sostegno delle proprie ragioni l’imperialismo occidentale agita la bandierina della democrazia di cui si sente depositario. Naturalmente se il despota in oggetto è un docile sottoposto allora tutto va bene.

La propaganda della classe dominante è soffocante e antiproletaria in ogni angolo del pianeta, perché l’umanità intera è sotto il tallone di ferro del capitale, e qualsiasi governo borghese forte o debole che sia risponde alle leggi del profitto e del denaro imposte da questo infame sistema. Lo scontro di civiltà è una fandonia che mira a giustificare l’atteggiamento predatorio di sempre del capitalismo occidentale oggi in conflitto con nuovi imperialismi in ascesa come quello cinese. Ma in ogni caso, come Marx già denunciava nel Manifesto, il governo politico degli stati moderni non è altro che un comitato d’affari della classe borghese.

Il parlamentarismo e la pseudo democrazia di cui tanto si vanta l’occidente sono talmente screditati da diventare oggetto di preoccupate analisi e riflessioni soprattutto da parte degli intellettuali di “sinistra”, sempre solerti nel difendere e magnificare le istituzioni democratiche dello stato borghese. L’esempio perfetto di un parlamentarismo ormai logoro e scialbo viene offerto proprio dall’Italia. Prima delle elezioni i partiti per consuetudine fanno promesse a profusione agli elettori ben sapendo che se andranno al governo quelle promesse non potranno mantenerle. Anzi faranno esattamente il contrario dicendo per discolparsi che le istituzioni sovranazionali, in questo caso l’Unione europea, non permette loro di realizzare gli impegni presi. Il canovaccio oramai è sempre lo stesso e talmente radicato che nessuno ci fa più caso. I partiti borghesi danno conto del loro operato solo a se stessi con il risultato, fortunatamente, di rendere coscienti i proletari, che in numero sempre maggiore disertano le urna, dell’inutilità del rito schedaiolo di cui il potere si vanta per legittimarsi e mettere in scena ciò che noi comunisti definiamo il “cretinismo parlamentare”.

Certamente c’è differenza tra gli stati capitalisti. Storicamente la borghesia occidentale ha potuto essere più “liberale” a livello sovrastrutturale e dare più spazio e tolleranza alla società civile in quanto area del capitalismo internazionale predominante in termini economici e di forza. Il proletariato qui ha potuto usufruire delle briciole del capitale e avere condizioni di vita migliori che lo ha reso più permeabile all’ideologia dominante. Va ricordato, comunque, che quando la borghesia si è sentita in pericolo anche l’occidente democratico ha prodotto brutali dittature come il fascismo e il nazismo.

La questione da dirimere nella società classista non è la scelta tra dittatura o democrazia, che sono due facce della stessa medaglia, ma il superamento dello sfruttamento di una classe sull’altra, l’abolizione del lavoro salariato: “La società capitalistica, considerata nelle sue condizioni di sviluppo più favorevoli, ci offre nella repubblica democratica una democrazia più o meno completa. Ma questa democrazia è sempre compressa nel ristretto quadro dello sfruttamento capitalistico, e rimane sempre, in fondo, una democrazia per la minoranza, per le sole classi possidenti, per i soli ricchi.”¹

Mentre la ricchezza si concentra senza sosta in poche multinazionali, in pochi super ricchi, dilaga allo stesso tempo la povertà. Il paradosso peculiare del capitalismo rispetto ai sistemi che l’anno preceduto è che relativamente alla crescente produzione di merci corrisponde l’impoverimento dei produttori e di gran parte della società. Per sviare da questa verità oggettiva la borghesia è costretta a pubblicizzare le virtù demiurgiche della propria democrazia, ammonendo i proletari che non c’è niente di meglio e non si può andare oltre il perimetro del potere costituito: “La borghesia è costretta a fare l'ipocrita e a chiamare "potere di tutto il popolo" o democrazia in generale o democrazia pura la repubblica democratica (borghese), che è di fatto la dittatura della borghesia, la dittatura degli sfruttatori sulle masse lavoratrici.”²

L’imperialismo odierno ha i suoi massimi interpreti negli Stati Uniti e nella Cina, a dimostrazione di come il capitalismo possa esprimersi organizzativamente e politicamente in differenti modalità pur avendo la stessa sostanza fatta di sfruttamento dei lavoratori per l’arricchimento di pochi. Si tratta sempre di dittatura di chi detiene il potere dello stato e dei mezzi di produzione a cui va contrapposta la dittatura del proletariato, ovvero il superamento del capitalismo.

 

[1] Lenin Stato e rivoluzione (1917)

[2] Lenin “Democrazia” e dittatura (1918)