Sui meccanismi dell’attuale crisi economica

Creato: 17 Giugno 2011 Ultima modifica: 03 Ottobre 2016
Scritto da Istituto Onorato Damen Visite: 3870

Cari Compagni,

 

negli anni ’80 ho militato prima nel PdUP e poi in DP. Conclusa la mia militanza politica in questa ultima formazione, ho iniziato a studiare più approfonditamente (da autodidatta) Marx e il marxismo.

 

Sono abbonato a varie riviste marxiste e per caso (non ricordo più come) mi sono imbattuto in “Prometeo” e “Battaglia Comunista” e quindi sono venuto a conoscenza della vostra esperienza teorica e politica.

 

Quando nel luglio 2009 ho ricevuto il vostro comunicato sulla nascita dell’Istituto Onorato Damen e della rottura maturata all’interno del Partito Comunista Internazionalista-Battaglia Comunista, mi sono ritrovato nelle vostre analisi e proposte e vi ho subito scritto per tenere aperto con voi un canale di comunicazione.

 

Mi sono abbonato alla vostra rivista “D-M-D’ “ e seguo con particolare interesse le vostre analisi sulla crisi mondiale e le dinamiche interimperialistiche.

 

A questo proposito avrei alcune domande da porvi e spero abbiate tempo e pazienza per rispondermi.

 

Innanzitutto vorrei dei chiarimenti su alcuni meccanismi di produzione di capitale fittizio e di speculazione sui mercati internazionali.

 

Mi rimane difficile comprendere come si possa produrre capitale fittizio attraverso le cartolarizzazione, fino a 100 o 1000 volte il debito iniziale (vedi “Batt. Com.” n°9/2007).

 

Le cartolarizzazioni non trasferiscono solamente il debito, il cui ammontare dovrebbe rimanere immutato? Come può moltiplicarsi il debito iniziale e quindi i patrimoni dei creditori?

 

Ho letto da qualche parte che i titoli cartolarizzati vengono di nuovo impacchettati e affettati, per emettere titoli “strutturati” (quali? Come funzionano?) che produrrebbero un effetto leva (come? Per chi, per le istituzioni finanziarie che li producono e vendono o per chi li acquista?) moltiplicando il debito.

 

Come avviene tutto questo me ne potete descrivere i meccanismi?

 

Altro quesito, in parte legato al primo, come si specula con i cds? I ribassisti li acquistano e i rialzisti li vendono?

 

Immagino esistano altri meccanismi speculativi veicolati dai cd, quali sono?

 

L’attacco speculativo contro la greci, di mesi fa,  e di Irlanda e Portogallo, attualmente, è si è servito di cds e vendite allo scoperto (fatti con derivati o con prestito titoli?).

 

Mi spiegate i meccanismi dell’operazione?

 

Inoltre, appena si è manifestato l’attacco speculativo, chi aveva ancora convenienza a vendere derivati a chi scommetteva sui ribassi dei corsi o a prestare titoli a ai ribassisti allo scoperto e poi vederseli riconsegnare svalutati?

 

E poi, quando gli indicatori di borsa sono in discesa e tutti vogliono vender, chi compera? E perché?

 

Nel caso di una classica crisi valutaria, gli speculatori vendono allo scoperto (ma anche in questo caso, chi ha interesse a prestare loro i titoli o a vendere derivati su di essi?), e la banca centrale del paese colpito compra prosciugando le riserve

 

Ma nel caso della Grecia, dell’Irlanda, del Portogallo, chi ha comprato e sta comprando i loro titoli che erano e sono in discesa?

 

Forse le istituzioni finanziarie europee più esposte verso di loro (Germania) o più preoccupate di contrastare l’attacco all’Euro da parte del dollaro?

 

Ho letto sul “Sole 24 Ore” del 15/05/2010, che il valore nozionale dei cds a livello mondiale, era di 32.693 miliardi di dollar, il 74% dei quali controllati dalle 5 più grandi Banche d’affari USA, con una leva pari a circa tre volte i loro attivi.

 

Dall’articolo non ho capito se le suddette banche abbiano venduto o acquistato i cds (nel caso dei “PIGS” immagino li abbiano acquistati), ma vorrei capire come si forma e si calcola la leva finanziaria in caso di vendita o acquisto dei cds.

 

Per inciso la leva non si calcola sul patrimonio netto anziché su tutto l’attivo?

 

Infine un ultimo chiarimento tecnico. Sempre sul “Sole 24 Ore” (del 20/04/2010), un articolo spiegava come un hedge found, con la complicità di Goldman Sachs avesse scommesso al ribasso sui mutui subprime.

 

Questo hedge found comprò dei mutui subprime (tra i più scadenti), li spacchettò, li ripulì (il 70%ebbe la tripla A, il 15% la doppia A) e li riconfezionò.

 

Sempre secondo l’articolo, una parte fu venduta e con la restante furono confezionati dei cdo, strumenti a forte leva (di nuovo: come fanno i cdo a elevare la leva finanziaria dei suoi emittenti?),che furono venduti e soprattutto allo scoperto. Come? Con il prestito titoli mutui: subprime  o cdo già emessi e presenti sul mercato? Oppure con altri strumenti derivati? Quali?

 

Infine un chiarimento di carattere teorico che presenta anch’esso degli aspetti tecnici.

 

Mi riferisco al così detto “scambio ineguale”.

 

Secondo la definizione di Samir Amin vi è scambio ineguale quando la differenza quando la differenza tra i salari è proporzionalmente superiore a quella tra le produttività, indipendentemente dalla particolarità delle merci scambiate.

 

In “ Le developpement inegal…” utilizza il seguente schema di trasformazione dei valori dei prezzi di produzione, per evidenziare i trasferimenti di valore dalla periferia verso il centro:

 

C         c          v          s          V         p          P

 

A         70       10       10       10       30       14       34

 

B         70       10       2          18       30       14       26

 
 

Ipotizza che i paesi producano lo stesso bene (petrolio ), con le stesse tecniche, e lo vendano sul mercato mondiale allo stesso prezzo.

 
 

Ma in base a questo schema non c’è un unico prezzo internazionale, ma due (34 per il centro e 26 per la periferia).

 

Allora se c’e un unico prezzo internazionale i casi sono due: o non esiste il trasferimento di valore con la perequazione dei saggi di profitto ( al netto di eventuali premi per il “rischio paese”), oppure esistono due prezzi internazionali ( 34 e 26) tali da consentire il trasferimento di valore col meccanismo descritto.

 

Se lo scambio ineguale si basa sulla differenza tra salari più che proporzionale di quella tra le produttività, ed esula dalla particolarità delle merci prodotte, allora come spiegare i casi Canada e Australia, grandi esportatori di materie prime? Anche loro subirono e subiscono lo scambio ineguale?

 

In pratica se c’è un unico prezzo internazionale come avviene lo scambio ineguale o comunque il trasferimento di valore dalla periferia al centro?

 

Quali sono i meccanismi? E come li si possono rappresentare con gli schemi di trasformazione di Marx? Forse vi sto chiedendo un po’ troppi chiarimenti tutti in una volta (sono però strettamente legati tra di loro), ma sono questioni che cerco di comprendere da molto tempo (specie la questione dello scambio ineguale) senza riuscirci.

 

Confido in una vostra risposta e vi ringrazio fin d’ora.

 

Buon lavoro e saluti comunisti (si usa ancora?).

 

Caro Compagno

 
 

Intanto ti porgiamo le nostre scuse per il ritardo con cui ti rispondiamo; comprenderai che gli impegni sono tanti rispetto alle nostre forze.

 

I quesiti che ci poni sono tanti e, anche tecnicamente complessi per cui speriamo di essere abbastanza comprensibili.

 

La tua prima considerazione riguarda il meccanismo delle cartolarizzazioni; è pur vero che mediante esse si trasferisce il valore nominale originario del debito ma la cartolarizzazione  attiva un meccanismo che consente l’emissione potremmo dire quasi perpetua di titoli mediante la moltiplicazione dei prestiti concessi.

 

Innanzi tutto è necessaria una premessa che riguarda il funzionamento delle Banche, per Banche in questa sede, per semplicità intendiamo tutti gli Istituti Finanziari operanti sul mercato che possono essere le normali Banche, Banche d’investimento,  Intermediari finanziari e altri.

 

Il funzionamento della Banca consiste nella raccolta sul mercato di  denaro verso il pagamento di un  interesse che viene definito passivo e per essa rappresenta un costo, tutte le somme reperite (deposito al risparmio, conti correnti, ecc.) rappresentano un debito e nel bilancio vengono riportate tra le Passività dell’Istituto di credito. Il denaro così ottenuto viene prestato e per tali operazioni essa richiede un interesse che costituisce un ricavo e quindi trattasi di un interesse attivo; l’insieme delle operazioni di prestito a qualunque titolo concesso, rappresentano le Attività, la differenza tra le Attività e le Passività rappresenta il Capitale della Banca.

 

Le Attività della Banca, ovvero i prestiti che concede possono essere a breve, medio e lungo termine; questi ultimi due costituiscono delle immobilizzazioni finanziarie poiché la banca rientra in possesso del denaro prestato solo quando i mutui saranno interamente pagati.

 

Ovviamente per un mutuo immobiliare ventennale, per esempio, pur costituendo esso in bilancio una Attività, la Banca dovrà attendere la sua scadenza per riottenere le somme prestate e per questo vengono definite immobilizzazioni finanziarie.

 

A garanzia dei depositanti (creditori delle Banche) gli Istituti di Credito devono mantenere il Capitale  in un rapporto determinato con le proprie Attività, ovvero con i mutui e prestiti vari concessi.

 

Secondo il trattato di Basilea 2, tale rapporto è stato fissato nella misura dell’8%;  quindi se la banca avesse concesso prestiti per 1000 (Attività quindi pari a 1000) il suo Capitale dovrà essere di 80; ma questo rapporto non è quantificato sic et simpliciter applicando la percentuale al valore complessivo delle Attività, ma  esse vengono scomposte per ogni categoria di prestito e ad ognuna viene assegnato un peso.

 

Per esempio nel nostro caso se l’attivo della Banca fosse costituito dal 40 % per prestiti concessi allo Stato mediante sottoscrizione di BOT e CCT, 30% per concessione di mutui immobiliari ipotecari e l’ulteriore 30 % per finanziamenti alle imprese si avrà questa situazione:

 

per quanto concerne i titoli di stato, poiché è certa la loro riscossione, il loro valore non viene considerato al fine della quantificazione del rapporto dell’8% tra Attivo e Capitale; per quanto riguarda i mutui immobiliari ipotecari, poiché essi sono garantiti da beni immobiliari si potrebbe considerare un rischio di insolvenza pari al 50% del loro valore e conseguentemente si applicherà la percentuale dell’8% sul 50% del valore dei mutui immobiliari, mentre per prestiti concessi alle aziende, considerato che esse sono strettamente legate all’andamento aleatorio del mercato, possono essere valutati ad alto rischio di insolvenza e quindi l’aliquota dell’8% sull’intero loro ammontare

 

Quindi nella nostra circostanza il Capitale della Banca sarà costituito da un importo pari a 36 anziché di 80.

 

La Banca concedendo dei mutui immobiliari a lungo termine, rileva un suo credito che resta bloccato sino alla sua scadenza, ovviamente al netto delle rate che periodicamente vengono pagate, e si deve attendere la loro totale estinzione perché essa possa rientrare in possesso del suo Capitale inoltre, il rischio di insolvenza ricade interamente sulla Banca ed infine essi incidono nel calcolo di quel rapporto determinato tra prestiti concessi e Capitale, al quale si dovrà uniformare. Con l’invenzione della cartolarizzazione si rende immediatamente disponibile il Capitale immobilizzato e si potrà quindi ripetere le operazioni concedendo ulteriori prestiti.

 

Le Banche costituiscono delle apposite società cosiddette “VEICOLO” (S.I.V. Structured Investment Vehicle), da esse stesse controllate, alle quali trasferiscono i crediti derivanti dai contratti di mutuo, queste a loro volta sulla base delle attività così acquisite, emettono dei titoli, obbligazioni, che collocano sul mercato ad un tasso ovviamente inferiore a quello stabilito sui mutui ottenuti.

 

Con questo sistema la banca ritorna in possesso del suo denaro, ha speculato sulla differenza dei tassi di interesse e commissioni varie ed inoltre ha distribuito il rischio di insolvenza, che prima era a suo completo carico, sui sottoscrittori dei vari titoli emessi dalle S.I.V.; si è generata in questo modo una ulteriore liquidità dalla cessione del portafoglio crediti, che può essere utilizzata per la concessione di ulteriori prestiti alle famiglie e alle imprese generando in tal modo un moto continuo definito tecnicamente originate-to-distribuite, che consente di rinnovare tali manovre realizzando enormi profitti.

 

Sono facilmente intuibili i vantaggi di questo meccanismo per le banche: i crediti concessi non gravano più nei bilanci come attività rischiose poiché ceduti alle S.I.V. e, pur aumentando il volume dei crediti concessi alla clientela, riescono a mantenere il rapporto tra Attività, Passività e  Capitale, nel rispetto dei vincoli delle autorità vigilanti.

 

A fronte di un portafoglio crediti di un determinato livello di rischio, le S.I.V. impacchettano i crediti e poiché è improbabile che tutti i debitori non paghino, emettono delle obbligazione così dette ABS (Asset-Backed Security) con diverso rischio di insolvenza, esse vengono catalogate attribuendo ad ogni gruppo, delle lettere, per es. AAA, AA, A, BBB, ecc. che rappresentano l’ordine con cui per prima saranno pagate le obbligazioni.

 

Per quanto riguarda i CDS (Credit Default Swap) è da tener presente che essi sono delle specie di polizze assicurative su un baratto dove una parte -A- paga periodicamente una somma (una percentuale sul valore dei titoli acquistati) alla parte -B- che si impegna a rifondere alla parte -A- il valore nominale delle obbligazioni emesse dalla parte - C -; ovvero A ha comprato delle obbligazioni emesse da C e vuole essere sicuro che C rimborsi il titolo alla scadenza.

 

A differenza delle polizze d’assicurazione i CDS possono essere comprati e venduti, per esempio da speculatori che non abbiano alcun obbligazione da proteggere; se un operatore finanziario ha sentore che una Banca possa avere grosse difficoltà finanziarie, può acquistare dei CDS sul debito della Banca ad un prezzo stabilito, e li rivenderà lucrando un guadagno, quando le condizioni della Banca peggioreranno e, pertanto, il costo dei CDS aumenterà mentre, subirà una perdita nel caso contrario.

 

Per quanto riguarda l’attacco speculativo alla Grecia ti inviamo un nostro articolo pubblicato sul sito dell’Istituto che sarà senz’altro esauriente.

 

Riteniamo a questo punto di proseguire la nostra conversazione, trattando i restanti argomenti con una nostra prossima nota che, speriamo in tempi più brevi di questo nostro riscontro, la complessità degli argomenti stessi, ci hanno costretto ad semplificare al massimo la loro trattazione per cui potrebbe anche essere necessari ulteriori chiarimenti che tu potrai richiederci.

 

 

 

In attesa di un tuo riscontro, saluti comunisti.

 

 

 

 

 

ISTITUTO ONORATO DAMEN