Lo Iod sul sessantotto.

Creato: 04 Ottobre 2018 Ultima modifica: 04 Ottobre 2018
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68milano

Sciopero degli operai della Pirelli in Piazza Duca D'Aosta, Milano, Archivio Uliano Lucas

 


  1. Il '68 e' fenomeno che si colloca alla fine della fase espansiva del capitalismo dopo la guerra (passaggio all'economia dei consumi di massa e relativo benessere per il proletariato, concomitante aspirazione della piccola borghesia e dell'aristocrazia operaia in rapida crescita numerica, ovvero di un ceto impiegatizio e di quadri, ad avere un maggior peso politico). Gli studenti universitari, prevalentemente figli della piccola borghesia, esprimono con radicalità questa esigenza. Il movimento coinvolge intellettuali, studenti e lavoratori in occidente e oriente. Un movimento di massa internazionale che giunge a forme di lotta anche radicali ma sostanzialmente estraneo alla concezione internazionalista della lotta di classe del marxismo nonostante esso ad essa si richiami in numerose istanze.

  2. Tutto ciò avviene nel contesto dell'arretratezza delle sovrastrutture politiche, giuridiche e normative del sistema capitalistico che sono improntate a autoritarismo e paternalismo, in fabbrica, nella scuola e nella società in generale. Emblematiche sono a riguardo le battaglie civili italiane su aborto e divorzio degli anni successivi oppure il tentativo del governo francese di limitare l'accesso all'istruzione universitaria, tentativo che provoca la risposta studentesca e l'avvio del maggio francese. Principalmente contro questa arretratezza si indirizza il movimento e per questo si può definire, anche se si tratta di una schematizzazione, movimento piccolo borghese nonostante comprenda ampie stratificazioni sociali proletarie. E' principalmente la piccola borghesia che vive il disagio sociale ed ha bisogno di conquistare maggiori spazi per l'espressione delle proprie istanze. Essa esprime fondamentalmente una lotta all'autoritarismo e alle limitazioni alle libertà. Il movimento, di fatto, si risolve in una politica che mira a sanare la frattura tra nuove condizioni di vita improntate alla libertà di consumare, di esprimersi e di muoversi e le sovrastrutture arretrate e limitative della società. Il proletariato, che vive per la prima volta l'accesso ai consumi di massa e il conseguente relativo benessere, partecipa al movimento per migliorare ulteriormente la propria condizione sociale e rivendicare un maggiore ruolo nella vita politica. Di fatto è al traino delle rivendicazioni della piccola borghesia.

  1. Il movimento trae origine negli Usa, paese impegnato da un decennio nella guerra in Vietnam e alle prese con forti movimenti interni di protesta, e si sviluppa più significativamente in Francia, Italia e Germania. Si estende anche nell'Europa dell'Est fino alla Cina seppure con specifiche connotazioni, inoltre in paesi dell'America meridionale. In occidente, ha una connotazione politica libertaria e sostanzialmente riformista (al di là della fraseologia rivoluzionaria). Ha una natura profondamente diversa dal movimento rivoluzionario russo ed europeo che si sviluppa dopo la prima guerra mondiale, nel pieno della drammatica crisi economica e sociale. Non è la crisi economica a innescare il '68, tanto meno una consapevole lotta di classe, ma dei movimenti a base sociale piccolo borghese che chiedono un forte rinnovamento politico, con lotte radicali, giungendo a ipotizzare rivoluzioni sociali senza alcun adeguato programma di superamento del capitalismo. Si tratta sostanzialmente di movimenti di matrice stalinista o maoista. Nonostante la radicalizzazione delle lotte (nelle università, poi in fabbrica e nella società), la connotazione politica del movimento e' riformista e neo stalinista se pure con diverse sfumature e posizioni fino a quelle estreme della lotta armata degli anni successivi.

  1. Contenuti ideologici e politici. Sono molteplici e difficili da inquadrare in uno schema sintetico. Punti accomunanti le diverse correnti ideologiche presenti nel movimento sono: Unione Sovietica e Cina come paesi socialisti degenerati, anti imperialismo inteso come appoggio ai movimenti del terzo mondo per la liberazione nazionale (Che Guevara e la sua dottrina nazionalistica diventano dei miti e degli indiscutibili riferimenti politici), antimilitarismo e pacifismo, spontaneismo e movimentismo quale modo di intendere la partecipazione di massa alla vita politica, anarchismo libertario come concezione del superamento dello stato, lotta all'autoritarismo e al potere comunque inteso. Emblematico è il movimento americano degli hippy (i figli dei fiori) che si distinguono per costumi molto liberali, anche sessualmente, e ampio uso di droghe intese come strumenti per la liberazione della mente. Si tratta di concezioni estranee a qualsiasi progetto di superamento del sistema capitalistico marxisticamente inteso. In Francia il movimento assume connotazioni anche proletarie quando la mobilitazione si estende alle fabbriche coinvolgendo vaste schiere di operai. Gli slogan prevalenti sono: «l'immaginazione al potere», «siamo tutti indesiderabili», «proibito proibire», «siate ragionevoli, chiedete l'impossibile». Con questo l'impronta anarcoide, nelle sue variegate sfumature, coinvolge e influenza il proletariato europeo. Uno degli intellettuali di riferimento, che funge da ispiratore e plasmatore del movimento è H. Marcuse, importante esponente della Scuola di Francoforte che pur ispirandosi al marxismo se ne allontana completamente.

  2. Il movimento nel volgere di alcuni anni progressivamente rifluisce e si spegne definitivamente a metà degli anni settanta. In Italia il Pci e il sindacato lo utilizzano e convogliano su obiettivi a loro propri: riconoscimento istituzionale del sindacato (promulgazione dello Statuto dei lavoratori) e dei neo consigli di fabbrica e rafforzamento politico ed elettorale del Pci.

  3. Non si tratta della chiusura del ciclo controrivoluzionario avviatosi con lo stalinismo, ma di una tappa del rafforzamento ideologico e politico della borghesia e delle sue appendici riformiste. Verso metà degli anni settanta, quando il movimento rifluisce definitivamente, dilaga il riformismo e si afferma compiutamente il sindacato-istituzione, riconosciuto in questo ruolo dalle imprese e dallo stato. Esso compartecipa alla pianificazione del costo della forza lavoro facendo propri i vincoli delle compatibilità economiche dettate dallo scontro sui mercati mondiali, diviene veicolo sui luoghi di lavoro delle necessità delle aziende e svolge il ruolo di garante della pace sociale. Tutto ciò si risolve in una ulteriore tappa del processo di dominio borghese che giunge fino ad oggi. In Italia, la classe operaia, in quegli anni numericamente forte, pur esprimendo lotte di elevata intensità, e' al traino delle forze del neo riformismo radicaleggiante del sessantotto, successivamente di quelle contestate nello stesso sessantotto, Pci e Psi in primo luogo.

  1. La Sinistra comunista è sostanzialmente estranea al movimento il quale è attestato su posizioni politiche ed ideologiche ad essa antitetiche, in primo luogo quelle che vedono nel cosiddetto socialismo sovietico e cinese, visti come baluardi dell'antimperialismo, un modello a cui in qualche modo ispirarsi. La critica di quelle esperienze formulata dai vari movimenti del '68 non giunge mai a riconoscere che vi imperava il capitalismo di stato ma si limita alla critica della loro politica estera definita “socialimperialista”. Inoltre la proprietà dello stato dei mezzi di produzione è vista come il mezzo della trasformazione sociale mentre, al contrario, per la Sinistra comunista è solo una tappa del processo di sviluppo e concentrazione del capitale. La critica allo stalinismo della sinistra comunista e' priva di seguito. In primo luogo per la sconfitta che essa ha subito dallo stesso stalinismo tra la prima e la seconda guerra mondiale; poi per la sua difficoltà a cogliere, innanzi tutto con l'analisi teorica, le profonde trasformazioni del capitalismo e le sue conseguenze sul proletariato, per la prima volta immesso a dei consumi di merci che modificano completamente la percezione delle sue condizioni di sfruttamento. Si tratta di una sconfitta che giunge fino ad oggi, periodo in cui la frantumazione delle diverse correnti che si ispirano alla Sinistra comunista è pienamente compiuta e si registra un ritardo ormai incolmabile tra le sue analisi, attestate sulla riproposizione degli schemi concettuali e dei programmi della Terza internazionale, e la realtà dell'odierno capitalismo che ha trasformato il mondo non una ma cento volte nel volgere dell'ultimo secolo e in particolare dal secondo dopoguerra ad oggi. Tutto ciò richiede con urgenza, dato che la validità del metodo e dell'analisi di Marx sono stati confermati proprio da questa ulteriore trasformazione del capitalismo, il rilancio di un programma comunista capace di essere una compiuta risposta ai problemi dell'oggi.