La polveriera Ucraina

Categoria: Europa
Creato: 03 Febbraio 2022 Ultima modifica: 21 Febbraio 2022
Scritto da Giorgio Paolucci Visite: 1017

Un nuovo capitolo della guerra imperialista permanente rischia di essere scritto nel cuore dell’Europa. E’ sempre più alta la tensione sul fronte orientale del vecchio continente, Le schermaglie dialettiche della politica stanno pericolosamente lasciando il posto alle armi e alle dimostrazioni di forza da parte dei contendenti imperialisti.

Traduzioni[EN][FR]

Intorno all’Ucraina si stanno scontrando senza esclusioni di colpo i principali protagonisti dell’imperialismo del XXI secolo. Se a uno sguardo superficiale lo scontrocartina Ucrainathmb è soprattutto tra gli Stati Uniti e la Russia, a essere pesantemente coinvolta, per gli strettissimi legami economici e politici, è soprattutto l’Unione Europea, con la Cina spettatrice interessata a non vedere interrotto il suo traffico commerciale con l’area più industrializzata al mondo.

E’ in questo contesto di guerra sempre meno fredda che il presidente americano Biden negli ultimi tempi ha pericolosamente alzato i toni accusando pesantemente la Russia di essere sul punto di invadere l’Ucraina e, benché non vi fosse un solo indizio che le cose stessero realmente in questi termini, ha concesso a Kiev un primo aiuto militare di 2,5 miliardi di dollari a cui ha fatto seguito, lo scorso novembre, l’invio di: «Altre 88 tonnellate di munizioni nel quadro di un “pacchetto” da 60 milioni di dollari, comprendente anche missili Javen già schierati contro i russi del Donbass. Allo stesso tempo gli Usa hanno inviato in Ucraina oltre 150 consiglieri militari che, affiancati da quelli di una dozzina di alleati Nato, dirigono di fatto le operazioni»[1]. E contemporaneamente il segretario generale della Nato, il norvegese Stoltenberg, rilasciando una serie di dichiarazioni ha dato per scontato e ormai imminente l’ingresso nella Nato anche di Kiev dopo Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia e Romania, andando così a completare l’accerchiamento militare della Russia.

Le contromosse russe sono state immediate tanto che Putin ha deciso di spostare un consistente contingente di truppe verso il confine con l’Ucraina e, l’avvio, sempre al confine ucraino, di un’esercitazione militare congiunta con la Bielorussia. Era proprio questa la reazione che auspicavano gli americani per premere sugli “alleati” europei affinché sostengano il varo, oltre a quelle già in essere, di altre durissime sanzioni economiche e finanziarie contro la Russia e fra queste il blocco del Nord stream 2. Quello che probabilmente sfugge al predone imperialista statunitense è che il tempo delle contrapposizioni frontali fra blocchi contrapposti è finito già da un bel pezzo. Ormai fra le diverse aree economiche del mondo e al loro interno corre un tale intreccio di interessi che è difficilissimo separare gli uni dagli altri. La stessa America non può prescindere dalle importazioni della Cina senza mettere in conto gravissime ripercussione sulla propria economia. Per avere un’idea delle cifre che si muovono basti pensare che il solo interscambio fra l’Italia e la Russia nel 2021 è risultato pari a oltre 20 miliardi di euro e che ben il 46,8% del gas e il 23% del petrolio consumati nel 2021 dalla Ue sono arrivati dalla Russia. E a questi, con l’attivazione del Nord stream 2 -quello che gli Usa vogliono bloccare- se ne aggiungeranno, diretti in Germania, altri 55 miliardi di metri cubi di metano all’anno. Con questi numeri non è difficile immaginare che disastro sarebbe per l’Europa rischiare il blocco delle forniture energetiche provenienti dalla Russia.

E così, mentre Biden fa di tutto per aumentare  la tensione, i paesi europei, prendendone le distanze, si dichiarano pronti a sostenere l’Ucraina, ma solo nel caso  fosse invasa dalla Russia. Le distanze tra le due sponde dell’Atlantico sono diventate abissali quando Biden ha ordinato il dispiegamento della Nato nel mare Baltico sui cui fondali - guarda caso–  corrono i tubi del Nord stream. La Germania, prima con il vice ammiraglio e capo di stato maggiore della marina tedesca Kay-Achim che ha definito un “non sense” l’invasione russa dell’Ucraina -e per questo poi costretto alle  dimissioni-; poi rifiutandosi di vendere armi all’Ucraina e infine, seppure per voce del generale in congedo Kujat, ha fatto capire chiaramente che non aveva nessuna intenzione di accodarsi a un’iniziativa militare contro la Russia perché contraria ai suoi interessi: «L’interesse della Germania è trovare una soluzione ragionevole sia riducendo la tensione con la Russia che tenendo conto della sicurezza dell’Ucraina. Non può essere, invece, che si parli sempre e solo di guerra e mai di come la possiamo prevenire»[2]

L’Ira della Casa Bianca

La qualcosa ha indispettito non poco la Casa Bianca visto che dopo qualche giorno il Wall Street Journal è uscito con questo titolo in prima pagina: «La Germania è un alleato affidabile degli Usa? Nein». Lo stesso, però, dopo che lo stesso Biden, accampando la scusa di una imminente invasione da parte della Russia -quasi a voler sottolineare così da che parte devono stare gli europei- ha ordinato il ritiro di parte del personale dell’ambasciata americana in Ucraina, Germania e Francia hanno rotto gli indugi e, per evitare di ritrovarsi per volontà e interessi altrui, coinvolte in un conflitto in cui esse e l’intera Ue avrebbero avuto tutto da perdere e nulla da guadagnare, motu proprio, hanno convocato all’Eliseo il cosiddetto Formato Normandia[3] e dato il via a trattative diplomatiche con Russia ed Ucraina al fine di trovare una soluzione comune alla crisi innescata dagli Usa. La stessa Ucraina, peraltro, temendo di trovarsi  coinvolta in una guerra per conto terzi che l’avrebbe potuta ridurre a un cumulo di macerie, ha preso anche essa le distanze da Washington. Il presidente Volodymyr Zelensky smentiva Biden che dava per imminente l’invasione e -ci informa il corrispondente da Kiev de il Manifesto L. Di Biase, invitava i suoi concittadini: “Alla calma di fronte ai rapporti allarmanti della stampa straniera» e dopo di lui, ci informa ancora di Biase: «… Il suo ministro della Difesa, Oleksii Reznikov, ha aggiunto in una intervista trasmessa in prima serata che “le forze armate russe non hanno creato unità di attacco tali da fare ritenere imminente un’offensiva”, e che quindi “la minaccia non esiste “. Contemporaneamente il Centro per le Strategie della Difesa dell’Ucraina, legato al governo, ha pubblicato un lungo rapporto in cui non solo l’idea di un’operazione su larga scala, ma anche quella dell’assedio di città isolate, è definita «non probabile … e tutti gli indicatori esaminati hanno spinto il centro di ricerca a scartare l’ipotesi invasione per tutto il 2022»[4]. E così,  accogliendo una delle condizioni poste dalla Russia per il ritiro delle sue truppe dai confini ucraini: «Kiev ha sospeso l’esame della legge “di transizione” che mira a reintegrare il Donbass e la Crimea e definisce la Russia “stato aggressore” e “occupante”, inaccettabile per Mosca».

Infine, anche l’Italia, per quanto possa apparire incredibile dati i rapporti di antica sudditanza dagli Usa, non è stata da meno in questi ultimi mesi di crescente tensione. Ci ha pensato direttamente il  Gotha dell’industria italiana a mettere in chiaro lo stato delle cose. Nonostante l’esplicito invito del presidente del consiglio Draghi e della presidente della commissione europea Ursula Von der Leyen a desistere, ha lo stesso partecipato a un  incontro telematico - organizzato dalla Camera di commercio italo-russa già lo scorso novembre- in cui oltre a esponenti del mondo economico russo era presente lo stesso Putin. Si sa, gli affari sono affari e: “Gli affari italo-russi, nonostante il crollo dai 29,2 miliardi di euro del 2013 ai 7,5 del 2014 per le sanzioni dopo l’invasione della Crimea, non si sono mai fermati e sono in ripresa, così come gli incontri imprenditoriali e politici. Secondo l’Istat, nei primi 9 mesi del 2021 l’interscambio tra i due Paesi è aumentato di oltre il 43% sullo stesso periodo del 2020 a 17 miliardi di euro: l’import russo dall’Italia è stato di 8,7 miliardi (+26,48%). L’Italia è ottava tra i partner commerciali della Russia, da cui riceve un terzo dei suoi approvvigionamenti di energia, e terza nella Ue dopo Paesi Bassi e Germania».[5]

E Putin che in fatto di affari e di miliardi non è secondo a nessuno, non ha perso l’occasione per assicurare gli imprenditori italiani su una delle questioni economiche più delicate del momento: il rincaro dei prezzi del metano e del petrolio. «Le aziende energetiche italiane - ha detto durante il colloquio-  continuano a lavorare con Gazprom- di cui egli è azionista- n.d.r-  sulla base di contratti a lungo termine e oggi sono in grado di acquistare gas a prezzi inferiori, direi molto inferiori ai prezzi di mercato, i cosiddetti prezzi spot di mercato, che sono aumentati significativamente tra l’inverno freddo e le carenze di approvvigionamento […] La Russia è un fornitore affidabile di gas».[6] Quindi meglio l’ira della Casa Bianca che dover chiudere una bottega così importante e redditizia.

Insomma, la guerra non la vuole la Ue, certamente non la vogliono Germania, Francia, Italia e Ucraina. Per le stesse ragioni non la vogliono neppure la Russia e la Cina. Potrebbe - usiamo volutamente il condizionale - volerla l’America per rallentare il declino del dollaro e della sua potenza imperialistica. Ma l’America di oggi, diversamente da quella di venti anni fa, vive una crisi interna molto grave. È diviso il suo corpo sociale, sono divise come non mai le forze economiche e politiche, gli apparati istituzionali e, fra loro e al loro interno, gli stessi Stati che compongono l’Unione. In queste condizioni e senza alleati “affidabili” è difficile che possa ritrovarsi compatta a seguire il suo commander in chef e i gruppi di potere che lo sostengono in una guerra potenzialmente nucleare e ad altissimo potenziale distruttivo come inevitabilmente sarebbe quella contro la Russia. Ciò, però, non significa che se, almeno per ora, uno scontro diretto fra essa e le altre potenze imperialistiche sembra escluso, che questa guerra ormai permanente possa cessare. Al contrario, fra alti e bassi, spostandosi da una parte all’altra del pianeta, essa continuerà il suo corso seminando morte e distruzione, almeno fino a quando i proletari, e tutti coloro che dalla guerra non hanno nulla da guadagnare non troveranno il modo per porre fine al modo di produzione capitalistico di cui l’imperialismo è il suo ultimo nefasto  approdo.

[1] M. Dinucci- La polveriera ucraina e la miccia – il Manifesto del 14.12.2021.

[2] Cit. tratta da: Anna Merlo – Francia e Germania provano a rilanciare gli accordi di Minsk – il Manifesto del 26.01.2022.

[3] Si tratta del gruppo comprendente Francia, Germania, Russia e Ucraina chiamato così perché creato il 6 giugno, 2014, a margine delle celebrazioni del 70° anniversario dello sbarco in Normandia, e che  nel febbraio 2015 portò agli accordi di Minsk e al “cessate il fuoco” nel Donbass. 

[4] L. Di Biase – Il governo di Kiev frena sull’attacco “imminente”- il Manifesto del 26.01. 2022.

[5] Michela Iaccarino e Nicola Borzi - Business as usual,cortesie e miliardi tra italiani e Putin – Il Fatto quotidiano del 27.01.2022

[6] Cit. tratta da: Massimo Franchi -  Videoconferenza con Putin: imprese italiane filorusse per convenienza – il Manifesto del 27.01.2022.