Breve bilancio di un anno di attività

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Creato: 26 Aprile 2010 Ultima modifica: 17 Settembre 2016 Visite: 2462

Essendo trascorso un anno dalla costituzione dell’Istituto “Onorato Damen” diventa doveroso tracciare un seppur minimo bilancio, corredandolo di alcune considerazioni, di taluni riscontri  che vanno focalizzati più compiutamente.

Si tratta, ovviamente, di rapportare il tutto ad una congruità, ad una esigenza – avvertita a suo tempo in modo molto netto - di rompere con vecchi schemi interpretativi, di dare un taglio netto a vecchi rituali che si ripetevano stancamente e che occultavano esigenze ben più reali, ben più pregnanti che attenevano l’esistenza stessa nonché la continuità dell’organizzazione.

Cercando di far passare il tutto come portato di diatribe personalistiche non si è certamente reso un buon servigio né tanto meno è stata offerta una chiave di lettura politicamente plausibile. Non si è, in poche parole, cercato di far comprendere quali fossero le effettive problematiche che costituivano la materia delle divergenze.

E materiale, a tal proposito ce n’era a sufficienza, non per ultimo, anzi, la legge sulla caduta tendenziale del saggio di profitto, sulla quale è stato pubblicato di recente un articolo su Prometeo (n.1 – luglio 2009) e su cui siamo già intervenuti per metterne in evidenza la scarsa confidenza con le categorie della critica marxista dell’economia politica e il totale rovesciamento della relazione di causalità fra di esse per cui, per esempio, l’accumulazione capitalistica non sarebbe la conseguenza dello sfruttamento della forza-lavoro ma il mezzo per il suo incremento: “Il rapporto tra capitale e lavoro non si limita a dare un profitto qualsiasi ma il massimo profitto possibile. In questo rapporto la massimizzazione del profitto è ottenibile soltanto attraverso la riproduzione allargata…” Insomma, un ritorno a quell’economia politica volgare che individuava nell’avidità dei capitalisti la causa di tutti i mali della società borghese.

Avessimo realizzato, dopo questo lasso di tempo, che le nostre analisi, le nostre previsioni erano del tutto erronee, la scelta conseguente e naturale sarebbe stata, coerentemente, quella di ritirarsi in buon ordine ma, invero, ci troviamo ad essere confortati in quelle analisi ed in quelle previsioni in quanto stiamo assistendo sempre più ad uno scivolamento verso una deriva movimentista che va a collocarsi in quell’alveo fatto di spontaneismo contro il quale Lenin aveva trovato modo, a suo tempo sul “Che fare?” di indirizzare gli strali della sua critica. Nella fattispecie il giornale, Battaglia Comunista, purtroppo, è stato ridotto a poco più di un giornaletto goliardico che raccoglie mensilmente, sotto veste di articoli, volantini di agitazione tutti liturgicamente inneggianti alla ripresa della lotta di classe.

Esiste infatti nelle analisi dei compagni di B.C. una distorsione evidente tra i tanti episodi di disagio sociale che si stanno manifestando tra i lavoratori ed una effettiva ripresa della lotta di classe.

Non è rincorrendo queste esperienze della classe lavoratrice e soprattutto enfatizzandole che si apporta un significativo contributo a queste lotte laddove si fa fatica ad avere percezione del livello assai basso, quasi inesistente, della consapevolezza di appartenere ad un’unica classe, della coscienza di classe in sé e, a maggior ragione, per sé.

Sono proprio tutti questi episodi a dimostrarcelo in quanto contrassegnati da un dato di fondo:

l’estrema frammentazione e frantumazione del proletariato.

La stessa classe operaia, un tempo sua punta di diamante, non riesce a riconoscersi come tale e dà vita quindi a iniziative anche eclatanti, ma dettate per lo più dalla disperazione e per ottenere soprattutto visibilità mediatica; tanto che perfino il riconoscimento della Cassa Integrazione per un determinato periodo di tempo viene scambiata per una grande vittoria.

Ma sono veramente queste le vittorie? E’ veramente questa la ripresa della lotta di classe?

Ad emergere in tutto ciò è semmai la riproposizione di un rapporto meccanicistico tra lotta economica e lotta politica e quindi un formarsi spontaneo della coscienza politica che non solo è distante anni luce da una concezione leninista ma non è nelle cose in quanto la classe lavoratrice non si riconosce come classe e, per di più, mancano del tutto le avanguardie del proletariato.

E’ da questa consapevolezza – dura per quanto sia – che bisogna partire. E’ da qui che bisogna cercare di riannodare i fili di un certo discorso. La nostra speranza, e il nostro augurio, è che questo sito e la nostra rivista D-M D’, possano diventare un punto di riferimento che, lungi dal chiudersi in se stesso e dall’autoreferenzialità, aperto alle energie, ai contributi di tutti quelli che hanno a cuore le sorti del proletariato e che intendano attivarsi per la costruzione di un partito rivoluzionario internazionale senza il quale non potrà mai prodursi, in seno al proletariato, quella coscienza rivoluzionaria che gli potrà consentire di abbattere l’attuale barbarie capitalista.

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