Breve nota biografica dal libro "Gramsci fra Marxismo e Idealismo".

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Categoria: Nota Biografica
Creato: 21 Settembre 2009 Ultima modifica: 03 Ottobre 2016
Scritto da Istituto Onorato Damen Visite: 7404

UNA VITA AL SERVIZIO DELLA LOTTA DI CLASSE

 
 

Onorato Damen nacque a Monte S. Pietrangeli (Ascoli Piceno) il 4 dicembre 1893. Militante rivoluzionario da sempre visse in prima per­sona come vittima e protagonista più di mezzo secolo di lotta di classe senza mai venir meno, neanche per un giorno, al suo dovere di militante.

 

Cresciuto politicamente alla scuola del socialismo rivoluzionario mi­litò giovanissimo nel PSI conducendo le sue prime battaglie contro la direzione revisionista ed il tatticismo opportunistico dei vari Turati, Treves e Modigliani. Poco più che ventenne, allo scoppio della prima guerra mondiale, fu arruolato con il grado di sergente. Alla fine delle ostilità fu degradato a soldato semplice a causa di una condanna a due anni di carcere militare comminatagli dal Tribunale di guerra per "ingiurie pubbliche in danno delle istituzioni". La vaga formula giuridica della sentenza non rende appieno l'opera di disfattismo rivoluzionario com­piuta in quel frangente. Infatti condanna ed arresto furono motivati da "incitamenti alla diserzione" e dalla denuncia del "carattere imperiali­stico della guerra". Rimesso in libertà nel '19 riprese il suo posto nel Partito collaborando al periodico socialista di Fermo "La Lotta".

 

Nel biennio '20- '21, ricchissimo di episodi politici e di tensioni so­ciali, Onorato Damen, come esponente della sinistra, operò prima a Bo­logna presso la locale Camera del Lavoro, poi presso la Casa del Popolo di Granarolo in qualità di segretario del comitato comunale delle leghe.

 

In questo periodo partecipò, in veste di intransigente interprete delle posizioni politiche della sinistra bordighista; a tutto quel travaglio ideo­logico organizzativo che, dal Congresso di Bologna al Convegno di Imo­la, e da Imola a Livorno condusse alla nascita del Partito Comunista d'Italia. Nei mesi immediatamente precedenti la scissione di Livorno operò come segretario della Camera del Lavoro di Pistoia e direttore responsabile del periodico "L'avvenire". A Pistoia vi rimase sino al suoarresto avvenuto nel mezzo della campagna elettorale del '21 per i fatti di Poggio a Caiano.

 

Già nel febbraio del '21 venne denunciato dall'autorità giudiziaria per certa violenza di linguaggio usato in un comizio in Piazza Garibal­di, sempre a Pistoia. In base alla sua frenetica attività e, soprattutto dopo i fatti di sangue di Empoli, divenne uno dei bersagli principali della nascente reazione fascista in Toscana, che andava organizzandosi proprio in quei mesi. Il 10  maggio, mentre tornava da un comizio, tenu­to in qualità di candidato del PC d'Italia alle elezioni politiche in una frazione di Corbezzi, nei dintorni di Pistoia, fu sequestrato dai fascisti che lo condussero in una loro sede in città. Qui, armi in pugno tentaro­no di costringerlo all'abiura delle sue idee "bolsceviche". Fallito il pri­mo obiettivo, il capo della squadraccia Nesi, si mise in contatto con le federazione fascista di Firenze che ordinò il suo trasferimento nel ca­poluogo toscano. Giunto a Firenze, in piazza Ottaviani, dove allora aveva la sede la federazione fascista, fu consegnato a Dumini il quale gli fece questa proposta: "Tu deve sparire per tutto il periodo della cam­pagna elettorale. O ti nascondi in una villa di Fiesole, oppure rimani "libero" a Firenze sotto continua vigilanza". Respinte le due proposte come in precedenza quella dell’abiura, Dumini si vide costretto, anche e soprattutto per lo sciopero generale di protesta scoppiato violento a Pistoia, a rimetterlo in circolazione. Ripresi i contatti con il Partito e superando le riserve dei compagni, decise di ritornare a Pistoia dove permaneva lo stato di agitazione. Nel viaggio di ritorno, effettuato in macchina sotto la scorta di un certo numero di compagni armati, incap­pò nei pressi di Pioppo a Caiano in un corteo fascista. Ne nacque uno scontro a fuoco con l'uccisione di un fascista ed il ferimento di altri due. Il compagno Damen, pur assolto dall'imputazione di omicidio scontò tre anni di reclusione alle Murate di Firenze.

 

Dopo i fatti di Poggio a Caiano e la relativa carcerazione, la Direzio­ne del Partito decise di inviarlo in Francia presso il "Bureau Politique" come rappresentante del Partito per presiedere all'organizzazione dei gruppi di compagni emigrati, di coordinare l'attività politica e come direttore del settimanale ''l'Humanitè'' in lingua italiana. Dopo il suo rientro in Italia, sempre per via clandestina (1924), il Partito lo presentò candi­dato alle elezioni politiche e malgrado l'imperversare del fascismo fu eletto deputato nella Circoscrizione di Firenze. Frattanto nel Partito an­dava delineandosi sempre più nettamente la frattura tra la nuova Dire­zione imposta da Mosca e la sinistra.

 

Bordiga, che godeva ancora della fiducia incondizionata della base, iniziò il suo "Aventino ": presenziava cioè alle riunioni del C. C. ma senza intervenire nel dibattito non osta­colando così il cambiamento di indirizzo politico di cui erano portatori Gramsci e Togliatti. Damen non fece mistero né dell'atteggiamento per­sonale di Bordiga né dell'orientamento degenerativo imposto dalla nuo­va Direzione. Fu così che i compagni della Federazione di Firenze pretesero un chiarimento dalla Direzione. A questo scopo si decise di tenere una riunione nella Federazione fiorentina alla quale avrebbe dovuto parteci­pare Togliatti come membro del Centro del Partito, oggetto: la "posi­zione" di Damen. Fu questa la cosiddetta riunione "delle armi", come fu ribattezzata dalla polizia, poiché doveva esservi un servizio di vigilan­za armata per consentire una maggiore sicurezza ai convenuti; invece si concluse con una fuga generale in seguito ad un falso allarme. L'im­portanza dell'episodio non sta nella cronaca ma nel suo contenuto. Ben­ché si dovesse discutere il "caso" Damen, alla riunione il compagno in questione non fu invitato anche se dai documenti della polizia ne risultava l'organizzatore. Quest'ultimo aspetto della questione è spiega­bile soltanto con la pratica, allora particolarmente seguita dal Centro del Partito per eliminare ogni forma di opposizione degli elementi di sinistra sino ad arrivare alla delazione, di attribuire ai compagni deputa­ti che godevano dell'immunità parlamentare iniziative e responsabili­tà che potevano essere perseguite dalla polizia senza ovviamente avvisare gli interessati.

 

Nel 1925, quando la lotta tra la Sinistra ed il centro aveva assunto toni di conflittualità esasperata su vitali questioni politiche quali il Go­verno operaio in sostituzione della dittatura del proletariato, la rinuncia all'autonomia di classe con le teorizzazione del fronte unico e la bolsce­vizzazione del Partito, Damen si fece promotore con Repossi e Forti­chiari del Comitato d'Intesa con lo scopo di difendere l'operato della sinistra e le basi politiche sulle quali si era costituito il Partito a Livorno.

 

Nel novembre del '26 venne confinato ad Ustica, nel dicembre dello stesso anno arrestato e rispedito alle Murate di Firenze per essere aggre­gato al processo dei comunisti fiorentini per complotto contro lo Stato.

 

Condannato dal Tribunale speciale a 12 anni di reclusione di cui 7 scontati nei reclusori di Saluzzo, Pallanza, Civitavecchia (dove diresse una rivolta carceraria) e Pianosa. Amnistiato alla fine del '33, fu invia­to a Milano in libertà vigilata per 5 anni, mentre la direzione delle car­ceri di Pianosa comunicava al casellario centrale che" nessun effetto morale gli ha cagionato la pena espiata" e lo definiva "comunista irri­ducibile".

 

Fu di nuovo arrestato alla fine del '35 per i fatti di Spagna e più volte fermato nel '37 sospettato di svolgere propaganda comunista.

 

Come testimoniano le stesse fonti di polizia "non si trattava di propa­ganda svolta nell'ambito della riorganizzazione clandestina del PCI perché Damen, rimasto fedele ai suoi orientamenti bordighiani, diffondeva materiale di propaganda dell'opposizione internazionale contro la politi­ca del Komintern e contro lo Stalinismo in Spagna".

 

Arrestato infine alla dichiarazione della seconda guerra mondiale, fu inviato al confino per tutto il periodo della guerra e rimesso in libertà con l'avvento del governo Badoglio.

 

Ma anche in questi anni difficili, sotto la vigilanza della polizia fasci­sta, Onorato Damen seppe dare il suo determinante contributo alla na­scita del Partito Comunista Internazionalista, unica risposta di classe al mostruoso macello della seconda guerra mondiale.

 
 
 
 

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