Introduzione - Organismi di fabbrica e compiti del Partito Rivoluzionario

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Creato: 14 Ottobre 2009 Ultima modifica: 17 Settembre 2016 Visite: 2010

Introduzione

Benché da qualche tempo le maggiori istituzioni economiche mondiali e i più prestigiosi istituti di analisi e previsioni economiche non fanno altro che ripetere che la crisi è ormai alle spalle, la falcidia dei posti di lavoro continua inesorabile. Le imprese chiudono o delocalizzano la produzione in aree con un più basso costo del lavoro a un ritmo davvero impressionante.

Spesso la chiusura, o la delocalizzazione della loro produzione, riguarda- soprattutto se di proprietà di qualche multinazionale- anche fabbriche in buona salute o comunque in condizioni di poter sopravvivere senza grandi affanni; la qualcosa, agli operai, che dalla sera alla mattina vengono a trovarsi sul lastrico, appare come il frutto della malvagità dei manager o dei proprietari delle fabbriche in questione e non la conseguenza della logica capitalistica a cui nessun imprenditore può sottrarsi senza correre il rischio di dover chiudere comunque i battenti. Pertanto essi tendono a reagire, in difesa del posto di lavoro, con agitazioni spontanee ma circoscritte alla loro fabbrica e il più delle volte con il solo obiettivo di “sensibilizzare” le istituzioni pubbliche affinché intervengano per attivare qualche forma di sostegno al loro salario o all’impresa, senza mettere in alcun modo in discussione la logica stessa del sistema capitalistico. Finora, almeno in Italia, queste agitazioni qualche risultato lo hanno ottenuto e ciò sta alimentando l’illusione che queste forme di lotta per la difesa del posto di lavoro siano davvero efficaci. Ma è del tutto evidente che ben presto, quando i licenziamenti interesseranno milioni di lavoratori e per molti scadrà la cassa integrazione, arrampicarsi sulle gru o sul tetto del Colosseo sarà come prendere un’aspirina per curare il cancro. In tal caso, non è da escludere un inasprirsi delle lotte e la nascita di organismi di lotta spontanei, quali comitati di agitazione, assemblee autogestite ecc.

Per molti, come per esempio, per i nostri ex compagni di Battaglia Comunista, “le assemblee proletarie che oggi operano nella lotta di difesa dagli attacchi padronali e domani, se il Partito sarà stato capace di assumerne la direzione, potrebbero costituire la base sia per la costruzione del soggetto della rivoluzione comunista sia per la costituzione degli strumenti del potere proletario” ( vedi l’articolo apparso sul loro sito A proposito degli ultimi, dolorosi, avvenimenti).

Secondo questi compagni, dunque, è dallo sviluppo di organismi di questo tipo che ci si deve attendere sia la nascita del soggetto della rivoluzione comunista ovvero del Partito sia degli organi del potere proletario ovvero il Soviet o la Comune. A parte il fatto che non si comprende come un soggetto che deve ancora essere costruito possa assumere la direzione di ciò che sta alla base della sua stessa costruzione, questa altro non e' che la riproposizione delle tesi del vecchio consigliarismo di ispirazione anarco-sindacalista.

Ci pare quindi quanto mai opportuno, per sgombrare sin d’ora il campo da ogni ulteriore illusione spontaneista e consigliarista che potrebbe indurre a ritenere che il partito, come peraltro la rivoluzione, sia qualcosa che si fa da sé, riteniamo opportuno rinviare alla lettura dell’articolo di Onorato Damen “Organismi di fabbrica e compiti del Partito Rivoluzionario, apparso su Bc n. 9/1968.