Manifestazione FIOM a Napoli

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Creato: 25 Novembre 2014 Ultima modifica: 17 Settembre 2016 Visite: 2739
comizioResoconto a margine dello sciopero indetto dalla Federazione dei lavoratori Metalmeccanici a Napoli, dopo quello della settimana prima a Milano contro la politica del lavoro che sta perpetrando il governo Renzi. Corteo condiviso con un gruppo di lavoratori di Battipaglia che stanno vivendo un periodo nero tra cassa in solidarietà e assenza di stipendio da svariati mesi, oltre alle nefaste premesse per il futuro con una fabbrica in ginocchio, sotto tutti i punti di vista.

Partiamo per Napoli dalla città della Piana del Sele abbastanza in orario. Più o meno siamo quelli di sempre e sul bus ci conosciamo quasi tutti. Nel comprensorio, le fabbriche in crisi o chiuse sono tante: Peroni, Paif, Alcatel, BTP Tecno, Treofan, Fos; oppure nella vicina Buccino, la zona industriale è composta più da fabbriche sigillate o con i lavoratori in cassa che da quelle in attività.

Insomma ci sarebbe il materiale per una manifestazione tutta a tema, senza bisogno di recarsi a Napoli; o almeno, i bus dovrebbero essere tanti a partire. Invece, nell’unico bus disponibile su 52 posti ne sono occupati all’incirca una trentina. Nessuna sorpresa: sono svariati anni che si organizzano scioperi più di rappresentanza che di protesta reale ed incisiva.

Nel bus, quelli della stessa fabbrica si siedono vicino, spesso con i pochi delle altre realtà basta uno sguardo e si comprende che ci sta poca voglia di parlare, dopotutto sentire i problemi che già si conoscono, risulta essere sempre più pesante e poco stimolante; per cui, ci si rintana nei fidati colleghi di sempre. Il tragitto è abbastanza tranquillo, e dal finestrino si può notare chiaramente che il mondo non si è affatto fermato per questo sciopero: il porto di Salerno pieno di camion che devono scaricare e caricare merce, bus cittadini regolarmente in circolazione, furgoncini di consegna pacchi a tutto gas sulla Napoli-Salerno. Poi ci siamo noi con i nostri problemi*, ma non stiamo facendo una gita turistica: è pur sempre uno sciopero e una giornata di paga in meno.

Scendiamo vicino al porto di Napoli, insieme a tanti altri lavoratori provenienti dal centro-sud. Arriviamo in orario perfetto a Piazza Garibaldi, l’immancabile caffè e siamo pronti per il corteo, insieme a tanti altri come noi. L’appuntamento è sotto la statua del liberatore d’Italia che troviamo ricoperta di vernice rossa: è roba vecchia, ma dai commenti si percepisce che la statua del soggetto riscuote poca simpatia, poco importa; entriamo nel cordone del corteo dietro lo striscione della FIOM di Salerno, ma ci restiamo veramente poco. Con i compagni di lavoro raggiungiamo presto la testa del corteo che intanto si è messo in movimento ed è composto da almeno ventimila manifestanti. Landini è letteralmente accerchiato da macchine da presa, fotografi, giornalisti col microfono in cerca della perla da pubblicare a volo sui siti, e la trovano subito con la dichiarazione: ” Renzi non ha il consenso delle persone oneste”, monta allora la polemica della giornata. Troviamo pure la solita galassia della sinistra extra-parlamentare, con organizzazioni tipo “Falce e Martello”, “Lotta Comunista”, “Partito marxista-leninista”, “CARC”, ecc. che partecipavano distribuendo volantini e giornali, oltre che una miriade di sedicenti partiti comunisti. Da notare che la tattica di fare proselitismo in questo modo ha fatto il suo tempo. I distratti operai leggono poco e ancora meno mostrano attenzione a giornali e volantini circolanti. Ma nel corteo sono pure presenti realtà in lotta come gli operai di Terni delle acciaierie ThyssenKrupp, l’Ilva di Taranto, fabbriche del cosentino, da Salerno, Catania, Lecce, Bari, Ascoli Piceno, dalle Marche, Pomigliano; insomma quello che rimane del comparto industriale del sud Italia. Molto gettonati gli operai Thyssen, presenti in buon numero e molto intonati con belle ciao e contesse d’annata.

Interventi dal palco: il primo intervento è di una ragazza di Bagnoli vittima dell'eternit, lei malata a 30 anni, e i suoi genitori morti per cancro sempre per lo stesso motivo, ha emozionato la piazza piena, infatti le sue pause erano accolte da un silenzio abbastanza sentito. Altri interventi più o meno riusciti sono stati quelli dei ternani e della loro lotta atta o a trattenere la Thyssen oppure a chiedere il solito intervento a gestione statale. Attacchi pure a Marchionne dai cassintegrati del polo logistico di Nola, con richieste di "comprensione" umana da parte dell'AD italo-svizzero difronte ai lavoratori fiat "confinati" a Nola. Il buon cuore dell'amministratore dovrebbe venir fuori, a cospetto di cotanta ingenuità! Poi altri interventi come una felice lavoratrice della IRISBUS di Avellino che ha comunicato urbi et orbi la conclusione "positiva" della loro vertenza con l'acquisto della fabbrica da parte cinese; immaginiamo che sappia come si lavora in Cina e cosa si aspettino i cinesi dal salariato autoctono.

Infine l'intervento del messia Landini ha mandato in orbita la piazza. Ha rivendicato il ruolo dell'unico sindacato che fa gli interessi dei lavoratori, e della mancanza di partiti politici atti a sostenere questi interessi. Ha tirato pugni in faccia a Renzi, con un piglio da vero candidato anti-primo-ministro. La folla ululava d'orgasmo. Insomma, oltre al Landini che chiede interventi di ridistribuzione della ricchezza prodotta, attraverso redditi minimi e sostegno al lavoro, tassazione dei capitali all’estero; si è quasi percepita la volontà di occupare quel vuoto a sinistra in cerca di un leader. La piazza non disdegnerebbe la candidatura del sindacalista. Sirene che forse allietano l'Ulisse non legato al palo.

Sensazione finale è che la rabbia di piazza era palpabile; la crisi è entrata nella carne viva e ha pure bruciato le viscere. Ma ai dolori lancinanti, il medico Landini offre cure placebo. E da quello che ho visto dalla risposta del paziente: la cura piace.


Nota*: E’ una congiuntura senz’altro infame per 120 lavoratori di una fabbrica di apparati per telecomunicazioni nella piana del Sele, svuotata e letteralmente depredata da un signore proveniente da Genova e propinato dal governo Berlusconi dopo le occupazioni del 2010. Lavoratori esasperati e senza stipendio da svariati mesi, ma soprattutto senza lavoro e prospettive, dove in ultimo si è aggiunta la cassa di solidarietà e una denuncia penale.

Dopo una legittima richiesta di confronto, la dirigenza si è presentata all’incontro con le guardie del corpo e con la polizia. Alle legittime richieste di pagamenti, i lavoratori si sono visti rispondere che si potrebbe lavorare anche per un periodo senza stipendio, e che se “le cose non vanno bene, non vanno bene per tutti”, solo che lui tornava abbronzato dai Caraibi, mentre gli operai erano al fresco del capannone fermo. Quando la situazione per le continue provocazioni si è fatta incandescente, grazie alla protezione dei suoi sgherri è scappato via. Un gruppo di lavoratori, per inseguirlo, sono stati incriminati di aggressione e di danni a pubblico ufficiale, e dovranno affrontare un processo penale. Ieri nel bus verso Napoli, piangendo uno di loro mi diceva che al compleanno della figlia piccola, per la prima volta ha dovuto rinunciare pure a uno scarno pensierino. Ora, lui in cassa di solidarietà a metà stipendio non pagato da luglio, ci sta la “giustizia” dei padroni che gli chiede il conto per una giornata dove provocato ripetutamente, si è fatto trasportare dall’istinto e dalla rabbia più che legittima. Su Twitter e su Facebook, il signore ironicamente dice che con questi delinquenti del sud non si può proprio lavorare!!